Outcast, il male secondo Glenister

 TV. Inglese 100%, classe 1963, Philip Glenister è un concentrato di sense of humor. Se si guarda alla sua carriera viene il sospetto che l’attore britannico ami i personaggi politicamente scorretti. Politicamente scorretto è il suo Gene Hunt, capo del dipartimento di polizia nella serie “Life On Mars”, grande bevitore che conduce gli interrogatori a suon di sganassoni. Adesso che lo ritroviamo nei panni del reverendo Andersen, predicatore alcolizzato, fumatore e giocatore d’azzardo della serie horror  “Outcast” (tutti i lunedì, ore 21.00 su Fox), ne abbiamo la conferma.
Mr. Glenister, cosa l’ha convinta ad accettare questo ruolo? 
Non tanto gli esorcismi, quanto una scena in cui il reverendo fuma, beve e gioca a carte nella stanza sul retro della chiesa. 
Si è ispirato a padre Damian del cult horror “L’esorcista” per il suo personaggio? 
Il film l’ho visto e ricordo bene padre Damian, ma è passato tanto tempo.  Più che ispirarmi a lui ho cercato il mio reverendo Andersen.  
Come ha messo a fuoco il suo personaggio?
Non ho cercato tra esorcisti veri: il web è pieno di fomentati. Per il reverendo Andersen ho preso spunto da un giovane predicatore visto per caso su uno di quei canali evangelici. Parlava in jeans e maglietta alla sua congregazione e si vedeva che la teneva in pugno, dominava il pulpito. Era una specie di rockstar che calcava la scena con consapevolezza. Così ho ascoltato il suo sermone e osservato il linguaggio del corpo.  
Beh, il suo è un personaggio controverso.  
Diciamo che è un personaggio complesso, pieno di alti e bassi ma al nono e decimo episodio si capirà meglio chi è. Seguitelo.  
Andersen è misterioso tanto quanto la trama della serie, come si svilupperà il suo rapporto con Kyle (Patrik Fugit)? 
Crescerà piano piano. I due scopriranno di essere molto importanti l’uno per l’altro. Più di quanto pensassero.  
Cosa le ha lasciato il reverendo Andersen? 
Diciamo che con lui ho finalmente “esorcizzato” Gene Hunt.
BARBARA NEVOSI