Saremo schedati per amore dell’arte
Non bastavano tornelli e telecamere, metal detector e perquisizioni. Per gli amanti dell’arte, frequentatori di musei e gallerie, sono in arrivo pure biglietti nominativi e schedature preventive. Un po’ come succede negli stadi. È quanto prevede il nuovo piano di sicurezza per musei e siti archeologici del Viminale. Misure, assicurano gli esperti, in grado di scoraggiare l’attentatore più incallito, o almeno tenere alla larga gli sconosciuti. Come se i milioni di turisti che ogni giorno calcano piazze e monumenti del Belpaese fossero volti noti. Ma tant’è, al ministero dei Beni culturali si sono messi di buzzo buono per evitare che il patrimonio artistico dello Stivale sia preso d’assalto non solo da orde di turisti, con la bella stagione. Ecco quindi scattare un solido piano sicurtà, pomposamente battezzato Progetto speciale di sicurezza nazionale, capace di offrire protezione urbe et orbi.
La sua messa a punto, accelerata dopo i fatti del Bardo di Tunisi, di Parigi e Bruxelles, prevede un doppio livello. Il primo, d’allarme rosso, vede una task force messa in campo dalle prefetture, coordinata con soprintendenti e direttori dei musei, che scatta in caso di attacco terroristico. L’altro livello, da allarme giallo, riguarda invece i siti più a rischio, per i quali sono stati accantonati 300 milioni, spalmati su tre anni. I primi 50 in corso di spesa, sottolinea Antonella Recchia dalla cabina di regia del Mibact. Si tratta di fondi extra rispetto al miliardo promesso dal ministro Franceschini da qui al 2020 per una trentina d’interventi sul patrimonio, dalle mura dell’Aquila all’Appia antica.
Sono una ventina i siti finora “attenzionati”, per usare il linguaggio militar-notarile caro agli esperti, con maggiori misure di sicurezza. In buona sostanza più guardie e telecamere, dal Colosseo agli Uffizi, da Brera a Pompei, passando per la reggia di Caserta. La lista ne conta 150. Considerato che, solo a Roma, i luoghi di cultura già vigilati giorno e notte da poliziotti e militari, perché nell’elenco degli obiettivi cosiddetti sensibili, sono 4.400, senza considerare San Pietro e il Vaticano, appare poco ma l’importante, si sa, è fare il primo passo.
Intanto si è concluso il test su cento “cavie della cultura” messo in campo dall’ateneo di Bologna e dalla Asl di Cuneo nel santuario di Vicoforte. L’esperimento ha dimostrato che, ebbene sì, vedere una bella opera d’arte riduce lo stress e, dunque, fa bene alla salute. A patto che non si debba essere schedati per farlo.
MAURIZIO ZUCCARI
Giornalista e scrittore
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