Famiglia
8:04 pm, 15 Maggio 16 calendario

Raddoppio bonus bebè è solo un’ipotesi

Di: Redazione Metronews
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ROMA «Il raddoppio del bonus bebè è al momento solo un’ipotesi, una delle tante proposte in campo. Per sostenere le famiglie è prioritario uno sguardo complessivo sugli strumenti di welfare». Lo hanno sottolineato fonti di Palazzo Chigi, frenando un po’ lo scatto in avanti della ministra Beatrice Lorenzin. E anche la Cgil incalza: «La chiave non è il bonus bebè, ma gli investimenti nei servizi. Sono oltre 900 mila i bambini in Italia, compresi nella fascia tra sei mesi e due anni, che sono esclusi dagli asili nido. Questo dato rimarrà tale se continuerà la politica degli annunci che si reiterano».
Ma la ministra insiste
Ma la ministra della Salute insiste sulla necessità di un rapido raddoppio del bonus bebè: «Con 160 euro per il primo figlio, 240 per il secondo – ha precisato Lorenzin – e se l’Isee è più basso arriviamo fino a 320 euro. E poi servizi, asili nido, ma anche un sostegno anti-crisi al reddito per comprare pannolini, latte, le cose necessarie». «I dati sono sconfortanti – ha aggiunto – siamo a 480 mila bambini nati, abbiamo perso tanti bambini quanto una grande città. E se andiamo avanti così tra dieci anni nasceranno meno di 350 mila bambini, il 40% in meno del 2010. È un’apocalisse. Vuol dire che il Paese muore. Dobbiamo fare una cura choc. I soldi vanno trovati perchè ne va del nostro futuro».
Record crollo nascite: siamo 150 mila in meno
Nel 2016 ci sono oltre 150 mila italiani in meno. Come se fosse sparita nel nulla l’intera Rimini. O Foggia, o Cagliari. A tanto ammonta il differenziale negativo tra nuovi nati e morti. I numeri sono eloquenti: nel 2015, riporta l’Istat, le nuove nascite sono state 488 mila, 8 per mille residenti, quindicimila in meno rispetto al 2014, toccando il minimo storico dalla nascita dello Stato Italiano. Dal momento che i decessi l’anno scorso sono stati 653 mila, ne deriva una dinamica negativa per 165 mila unità. Solo parzialmente mitigata dagli immigrati. Alla bassa propensione di fecondità si accompagna la scelta di rinviare il momento in cui avere figli: l’età media delle madri al parto è salita a 31,6 anni contro i 31,5 del 2014.
Spiccioli per figli e famiglie
In Italia la quota della spesa complessiva per la protezione sociale destinata alle famiglie e figli è pari al 6,5%, mentre la parte che è riservata alla vecchiaia ammonta al 65,4%. Nell’Europa a 28 la prima percentuale sale all’8,7%, mentre la seconda scende al 52,8%. Secondo i dati Eurostat relativi al 2014 le risorse destinate dal Belpaese alle misure di intervento pubblico ammontano ad oltre un quinto del Pil, ma solo l’1,4% del prodotto interno lordo è destinato alla famiglia e ai figli (dato che colloca l’Italia al diciottesimo posto). Alla vecchiaia va invece il 14% del Pil (Italia seconda dopo la Grecia), a cui si somma la voce superstiti (2,8%). La quota complessiva di Pil che l’Italia destina ai servizi sociali è pari al 21,4%, superiore sia alla media dell’area euro (20,4%) che a quella dell’Ue a 28 (19,5%).
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15 Maggio 2016
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