MAFIA CAPITALE
11:20 am, 6 Maggio 16 calendario

Mafia Capitale poteva essere fermata prima

Di: Redazione Metronews
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ROMA Il sistema Mafia Capitale poteva essere fermato con dieci mesi di anticipo. Le anomalie sugli appalti delle coop legate a Salvatore Buzzi erano state fotografate da una relazione del Ministero delle Finanze del gennaio 2014.
“La presenza di soggetti dominanti avrebbe dovuto accendere un campanello d’allarme a chi gestisce gli appalti”. E invece il comune di Roma è rimasto fermo. Ad affermarlo è il dirigente del Mef Massimiliano Bardani, che ieri ha testimoniato nell’aula bunker di Rebibbia, quale membro della commissione d’accesso avviata dall’ex prefetto Giuseppe Pecoraro. “Dovevamo verificare se vi fossero elementi di un condizionamento all’interno dell’amministrazione capitolina da parte di associazioni a delinquere di stampo mafioso. E secondo noi c’erano”. 
Oltre a Bardani, di fronte ai giudici della X sezione penale, è tornato anche il maresciallo del Ros, Giovanni De Luca, chiamato a ricostruire la gara per il Cup, il sistema di prenotazione unico per prestazioni sanitarie. Secondo la procura, il sodalizio, per accaparrarsi l’appalto multimilionario, che faceva gola alle coop di Salvatore Buzzi, avrebbe fatto inserire nella commissione di gara Angelo Scozzafava, in sostituzione della dottoressa Ileana Fusco, attraverso l’ex capo gabinetto di Nicola Zingaretti, Maurizio Venafro, con il sostegno dell’ex consigliere regionale Luca Gramazio e dell’imprenditore Francesco Franco Testa. 
Il reato configurato dall’accusa è quello di turbativa d’asta. Tuttavia, la tesi delle difese, emersa nel controesame, è che non vi fu alcuna sostituzione, in quanto la Fusco non venne formalmente mai nominata, essendo stata dichiarata incompatibile, nel frattempo, dal suo ente di appartenenza, l’ospedale Sant’Andrea, da cui dipendeva anche lo stesso Scozzafava.
E anche il foglio della nomina del 18 luglio 2014, in cui il nome della Fusco era stato sostituito a penna con quello di Angelo Scozzafava, non sarebbe nient’altro che,  una “pecionata”, come ha riferito l’avvocato Ippolita Naso, prima del finale con un sipario tra giudice e difesa: In chiusura di udienza, la presidente del tribunale Rosanna Ianniello, ha richiamato i legali di Carlo Maria Guarany, collaboratore di Buzzi: “Il convento dove si trova agli arresti domiciliari chiude alle 20, i monaci non rispondono al telefono e non aprono la porta ai carabinieri, che quindi non possono controllare il detenuto”.  “E’ normale – la risposta del legale – fanno vita monastica”.
MARCO CARTA

6 Maggio 2016
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