Giampaolo Cerri
5:20 pm, 3 Maggio 16 calendario

La verità persa di vista

Di: Redazione Metronews
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“(…) in questo caso il condizionale è d’obbligo, perché le indagini sono ancora in corso ”. Così scrivevamo, un paio di settimane fa, parlando del caso dell’ospedale di Piombino (Livorno), dove un’infermiera era stata arrestata con l’accusa d’aver ucciso alcuni pazienti.
Usavamo una formula prudente, sebbene molti giornali fossero da giorni su una linea piuttosto colpevolista.
Uno dei vizi del mondo giornalistico è, sempre più spesso, quello di fare, e anche molto bene, il racconto della pubblica accusa, spiegando ai lettori fatti e fattacci della cronaca sempre dal punto di vista degli inquirenti. C’è infatti sempre più spesso un’immedesimazione nelle ragioni di chi indaga e vuole legittimamente rappresentare la realtà che vede e i fatti che legge, coerentemente col proprio lavoro investigativo. Lo facciamo forse per desiderio di giustizia, lo stesso che anima spesso i nostri lettori.
Il giornalismo però deve avere di mira la verità dei fatti e delle persone e non una verità qualsiasi, per quanto frutto di lavoro, passione, dedizione di chi conduce un’indagine. Perché un sostituto procuratore o un ufficiale polizia giudiziaria possono convincersi della colpevolezza di una persona e, in quel convincimento, commettere degli errori di valutazione, omettere riscontri o, peggio, forzarli.
Uno dei vizi del mondo giornalistico è, sempre più spesso, quello di fare,
e anche molto bene, il racconto della pubblica accusa
La materia è delicatissima, perché in ballo ci sono le ragioni di singoli, le vittime, quelle sociali, di vedere sanzionato un reato, ma anche le vite delle persone di cui si deve accertare la colpevolezza.  Per questo nel nostro ordinamento la prova si forma nel processo, che chiamiamo giusto, e la verità giudiziaria è quella della sentenza che arriva dopo tre gradi di giudizio, forse troppi ma questa è un’altra storia. Dobbiamo però reimparare tutti, chi scrive e chi legge, che l’inchiesta è solo il momento di un percorso della giustizia.
L’avvento del web ci ha abituato all’informazione istantanea e, nel racconto giornalistico, l’uso delle intercettazioni ci ha resi tutti giudici, spesso di fatti laterali rispetto a quelli su cui si indaga.
Cominciamo, giornalisti e lettori, a scrivere e a leggere anche il racconto dell’indagato: i dubbi che avanzeremo, gli interrogatori che sapremo formulare aiuteranno la giustizia più dell’uso pedissequo di verbali e brogliacci.
 
GIAMPAOLO CERRI
giornalista
 
 

3 Maggio 2016
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