MAFIA CAPITALE
10:23 pm, 26 Aprile 16 calendario

Mafia Capitale, pressioni per l’acquisto immobiliare in nero

Di: Redazione Metronews
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ROMA «Non sapevo chi fosse Massimo Carminati. L’ho scoperto solo quando ho visto il video dell’arresto, con la Smart sulla salita di quella che era stata casa mia. E a quel punto ho ricostruito tante cose. È da due anni che tremo come una foglia». A parlare è Cristina De Cataldo, fra i testimoni della procura nel maxi processo Mafia Capitale, chiamata ieri mattina a raccontare, nell’aula bunker di Rebibbia, le fasi della trattativa per la vendita della sua abitazione di Sacrofano, la stessa casa in cui Carminati venne fermato e arrestato dai carabinieri del Ros nel dicembre del 2014, mentre si trovava con il figlio. Una villa di 300 metri quadri e tre ettari di terreno, venduta nel maggio 2014 con l’intermediazione del costruttore Agostino Gaglianone e dell’agente immobiliare Giovanni Petrocco, che il “cecato” pagò circa 500 mila euro, di cui 150 mila in nero, in tre diverse tranche.
«Ho firmato a malincuore l’accordo – ha spiegato la De Cataldo in aula – e solo dopo Petrocco mi ha detto che una parte cospicua mi sarebbe stata data in contanti. All’inizio volevano darmi la metà e così io mi sono lamentata e ho chiesto di incontrare gli acquirenti. L’incontro è avvenuto all’agenzia di Petrocco: oltre a Petrocco – ha aggiunto la De Cataldo – c’erano Gaglianone e un certo avvocato Esposito. Poi si è presentato il compagno della donna che si sarebbe intestata la casa (Alessia Marini ndr). Aveva degli occhiali e una benda color carne sull’occhio. Non sapevo fosse Carminati, me l’hanno presentato solo come Massimo. Ho cercato di sottrarmi, non volevo tutti quei contanti, ma loro hanno iniziato a infervorarsi, dicendo che non potevo fare così. L’unico che rimaneva molto calmo era questo signor Massimo. Sono stata pressata, messa all’angolo, ho intuito che non avevo scelta e ho chiuso a 150 mila euro in contanti. Avevo molto bisogno di vendere e mi sono sentita senza scelta».
La rabbia di Carminati
Di minacce esplicite per vendere la casa la De Cataldo non ha mai fatto menzione nel corso della sua deposizione. Tuttavia, in più di una occasione, ha ricordato «quell’aria pesante» che si è protratta per tutta la durata della trattativa. Un’atmosfera, ben percepibile anche nelle carte del processo, dove Massimo Carminati, parlando con il costruttore Agostino Gaglianone, amico della stessa De Cataldo, sfogava tutta la sua rabbia per le titubanze della donna, pronta ad annullare l’accordo per la compravendita, nonostante avesse già preso i primi ventimila euro in contanti. «Ma forse non ha capito chi sono io, io lo sai che le faccio?  – le parole di Massimo Carminati in un’intercettazione del marzo 2014 – Lo sai che gli faccio io, le piglio i figli stasera a Vigna Clara, le piglio i ragazzini a Vigna Clara, che tanto stanno tutti e due al baretto, lo sai che gli faccio? Gli mando…gli mando i ragazzini li di zona, gli faccio fa… stasera li mando a casa così! Come zamponi capito! Gli faccio fa proprio, capito,tutti… che ci fa… se li magna a Pasqua se li magna».
MARCO CARTA

26 Aprile 2016
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