MAFIA CAPITALE
10:36 pm, 19 Aprile 16 calendario

Mafia Capitale La paura di una vittima

Di: Redazione Metronews
condividi

ROMA Un prestito con tassi da usura e la paura di testimoniare al processo Mafia Capitale. Pur di non comparire di fronte ai giudici della X sezione penale, il giovane imprenditore Filippo Maria Macchi le aveva inventate proprio tutte, anche la finta morte di uno zio, che in realtà non era mai deceduto. Scuse su scuse, che non gli hanno comunque impedito di ritrovarsi lo stesso nell’aula bunker di Rebibbia, dove ieri, su richiesta della procura, è stato condotto in maniera coattiva, per chiarire in qualità di testimone e vittima i suoi rapporti con Massimo Carminati e Riccardo Brugia, ai quali, tramite l’amico comune Fabio Gaudenzi, si era rivolto nella primavera del 2014 per ottenere un prestito di 30 mila euro. Soldi da restituire, secondo il pm Luca Tescaroli, «con tassi d’interesse superiori al 400%».
Nelle intenzioni di Macchi, il prestito sarebbe stato rimborsato una volta concluso l’acquisto di un imponente carico d’oro da una miniera africana. «Nell’operazione – ha riferito Macchi in aula – ho investito, fra risorse personali e prestiti, circa 500 mila euro, venendo alla fine truffato. Solo per l’affitto di un jet privato per andare in Africa ho speso 160 mila euro”. Per questo, fallito l’affare, la mancata restituzione del denaro aveva scatenato l’ira di Carminati e Brugia: «Vediamo se porta i trenta…sennò lo prendiamo a ferrate» si legge in un’intercettazione tra i due, prima che gli arresti del dicembre del 2014 congelassero tutto. «Questi mi ammazzano – aveva detto anche Gaudenzi allo stesso Macchi – paghiamo».
Nonostante il tenore delle minacce, Macchi, in più di una occasione, ha tentato di ridimensionare la portata della vicenda. «Io non ho mai restituito il prestito, né ho mai pagato gli interessi, per questo non mi ritengo vittima di usura». Ma il pm Tescaroli, a sorpresa, lo ha messo di fronte ad una nuova intercettazione di pochi giorni fa, in cui Macchi esprimeva a un maresciallo dell’arma tutte le sue preoccupazioni. Una registrazione segreta, che ha chiarito, in maniera inequivocabile, i motivi per cui Macchi abbia tentato in ogni modo di evitare la sua deposizione in aula. «Fare da testimone contro un usuraio è sempre complicato, sono cose che uno se le porta appresso per tutta la vita. Purtroppo la legge italiana non fa stare in carcere l’usuraio per 25 anni e queste sono persone che si sono rivalse e si rivalgono contro chi gli testimonia contro. Ma Carminati c’è in aula? E Brugia?».
MARCO CARTA
 

19 Aprile 2016
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo