Referendum / Le reazioni del No
2:37 am, 18 Aprile 16 calendario

“L’industria è salva ma hanno perso tutti”

Di: Redazione Metronews
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Davide Tabarelli è il presidente di Nomisma energia. Uno dei più attivi nel fronte del No al referendum. Il suo tono, comunque, non è di esultanza tout court.
Avete vinto dunque?
Nessuno ha vinto. L’Italia ha perso.
In che senso?
È stata una guerra civile del Paese, con la gente del Sud che si è alleata con il fronte ambientalista che è contro le industrie e contro l’industria petrolifera, in particolare. E poi alla fine vanno a lavorare come camerieri all’estero.
Un po’ apocalittica come visione. Comunque quello che speravate è accaduto. E ora?
I movimenti ambientalisti che hanno fatto di questo referendum una battaglia faranno ricorso alla giustizia europea. 
Ne hanno motivo?
È una norma con delle debolezze, quindi potranno. Ma così facendo attaccano l’industria itlaiana.
Che ora non ha più alibi su licenziamenti e su produttività dei nostri pozzi.
Ma guardi, questa era una faccenda di poco conto che non meritava tutta questa confusione.
Ma come, anche voi del No ne avete parlato come una faccenda di vita o di morte per l’economia del Paese…
È un’industria importante per il nostro Paese su cui ingenerosamente è stata creata troppa ostilità.
Beh a proposito di generosamente, è emerso che le royalties sono comunque troppo basse.
Sgombriamo il campo: le royalties andrebbero eliminate.
In che senso?
Sostituite da una fiscalità diversa. Che assicuri i versamenti ma che non sia vessatoria verso quest’industria che già da tempo ha smesso di investire nel nostro Paese proprio a causa dei costi alti.
Beh adesso potrà estrarre senza pagare royalties. Forse inizieranno anche a investire…
Guardi, le royalties vengono interpretate come compensazione per un danno all’ambiente che in realtà non c’è.
In Basilicata non sarebbero d’accordo.
Il danno è tutto da dimostrare. 
Nel caso della piattaforma Vega il ministero dell’Ambiente si è costituito parte civile chiedendo 69 milioni di euro di danni. Dubbi non ne ha avuti, eppure ha acconsentito proprio recentemente al raddoppio della piattaforma. 
Sì lì si rischia anche un ‘infrazione. Comunque ricordiamo che Emilia Romagna e Sicilia, che avevano le maggiori piattaforme interessate dal referendum non sono tra quelle che hanno chiesto questo referendum.
STEFANIA DIVERTITO

18 Aprile 2016
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