TONY SACCUCCI
6:00 pm, 17 Aprile 16 calendario

È rimasta solo la scuola come luogo di memoria

Di: Redazione Metronews
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C’era un convegno martedì scorso a Roma, sulle vittime del genocidio del Ruanda. Un massacro che tra l’aprile e il luglio del 1994 produsse più di 800 mila morti. Uomini donne bambini anziani a un ritmo di cinque e mezzo al minuto. Una mostruosità superiore per intensità (semmai si possa parlare di più e meno quando si tratta di orrore) all’Olocausto. Uno schifo annunciato, sotto gli occhi dell’Occidente. Le nostre tv parlavano di guerra civile, una roba tra selvaggi, piuttosto che usare la parola “genocidio”, il genocidio dei Tutsi.
Ho portato con me alcuni studenti a sentire Yolande Mukagasana, oggi sessantadue anni, all’epoca dei fatti quaranta. Davanti ai sui occhi trucidarono il marito. Poi anche i suoi tre figli. La morte non l’ha voluta, e da vent’anni è diventata memoria, si è trasmutata in testimonianza. Siamo rimasti stregati. Ragazzi immobili. Perché la storia quando la racconta chi l’ha fatta si fa realtà. E la realtà vera ti cattura, anche se verità parziale. Una platea in silenzio, con gli occhi di fuori, vogliosa di sapere. Ho visto la sete, la bramosia della spugna. Moni Ovadia, il saltimbanco, racconta della trasmissione di umanità tra gli uomini. Dei maestri di internet della scuola. Applausi. Meritati, strameritati. Storiografia satira metodo paradosso.
Chi, in questi giorni, ha sentito parlare del Ruanda? Quanti articoli di giornale ha letto? Quanti post su facebook, quanti tweet, quante foto su instagram che riguardano il più grande massacro del mondo contemporaneo? Suppongo pochi, niente.
La rete amplifica contenuti, ma ce li devi mettere quei contenuti.
Formazione e informazione vanno insieme, e non è il mezzo tecnico che può supplire alla loro deficienza. Anzi. La rete diventa ancora più oppiacea dei media tradizionali. E allora, resta la scuola. La scuola, contro lo stagno del vecchio e la malattia del nuovo. Baluardo alla sclerosi e alla dissoluzione. La scuola come luogo della memoria, dello spirito. La memoria da costruire ogni giorno attraverso la critica. Ignorare il genocidio del Ruanda significa perpetrare la barbarie anche se stringiamo tra le mani l’ultimo modello dello smartphone più potente con cui siamo connessi giorno e notte.
TONY SACCUCCI, insegnante e scrittore

17 Aprile 2016
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