Maurizio Zuccari
5:54 pm, 14 Aprile 16 calendario

Il Papa a Lesbo icona dei tempi

Di: Redazione Metronews
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 Non è un caso che per la sua prima visita pastorale Jorge Mario Bergoglio scelse Lampedusa. Terra di migranti, oltre che di pescatori, e sull’altare a barchetta e il pulpito ricavato da un timone scassato, al vento della campagnola che gli rovesciava la mantella al punto da farlo parere un imam, più che un papa, Francesco ha dato il segno al suo pontificare. Misericordia e modestia, un occhio agli ultimi e l’altro a ripulire la chiesa dai tanti peccatori che l’infestano, dai piani alti giù giù agli scantinati vaticani. Già in quella sua prima uscita, di segno così diverso e persino opposto ai suoi predecessori, erano a ben vedere le costanti del suo magistero. Riportare la chiesa all’umiltà del santo frate da cui ha preso il nome, con un’attenzione ai media che appare casuale ma è piuttosto frutto di un accorto disegno comunicativo che nessuno immaginava, quando biascicò il suo buonasera affacciandosi la prima volta dal balcone pontificio, dicendosi venuto dall’altra parte del mondo.
Non sappiamo a quali segni iconici si lascerà andare il pontefice, calcando il calvario di Lesbo assieme al patriarca di Costantinopoli Bartolomeo e all’arcivescovo greco Geronimo. Forse nessuno, gli basterà traversare col suo manto bianco i cancelli di Moria, dove una mano iconicamente simile a quella islamica di Fatima invita a stare alla larga, assieme all’altre più rudi dei poliziotti greci di guardia, per dare un segno della sua chiesa in questo tempo. Là dove l’Europa sbarra il passo ai migranti ergendo muri fin nel suo cuore, fino al Brennero, il papa vola su questo pezzo d’Europa sospeso verso l’Asia a ribadire che se ha senso per essa dirsi cristiana, non deve alzare barriere ma tendere la mano a chi sbarca. Quasi mezzo milione di povericristi nel 2015, quasi 500 al giorno quest’anno, solo su questa costa vista Turchia, prima di tornare tra le braccia di Erdogan o accostarsi a un futuro che non sia guerra e fame.
Nessuno sa, ora che la rotta nord della transumanza è sbarrata da gas e filo spinato a Idomeni, da sud si preparano nuove ondate di profughi sulle coste italiane e quella centrale scoppia nel sole di Moria, dove può giungere l’onda lunga dello tsunami umano. Ma il papa è lì, a respingere la globalizzazione dell’indifferenza a partire dal calderone di Lesbo. E anche gli occhi della sua figlia più grande, la poetessa Saffo, pittati sul murale dell’angiporto tra il bianco e l’azzurro della bandiera greca, pare sorridano al segno d’amore del pastore argentino.    
 
MAURIZIO ZUCCARI, giornalista e scrittore

14 Aprile 2016
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