Alessia Chinellato
5:00 pm, 13 Aprile 16 calendario

Quando la #rete ti manda in galera

Di: Redazione Metronews
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Una stanza con le sbarre alle finestre: quella nella quale Doina Matei è tornata ieri. In carcere: condannata a 16 anni per aver ucciso all’età di 23 anni – Vanessa Russo – con un’ombrellata alla stazione Termini.
Dopo 9 anni di detenzione era in semilibertà, ma è rientrata a tempo pieno ai “piombi” della Giudecca, a Venezia.
Il motivo? Le foto pubblicate su Facebook: sorridente, in costume o mentre assapora un dolce in un locale. Il web è insorto, spontaneamente, con migliaia di reazioni, ai post della Matei.
Si andava dall’indignazione agli insulti espliciti, fino alle minacce di morte. Purtroppo – o per fortuna – il profilo Facebook “incriminato” è stato oscurato. Fatto sta che la rete, sensibilizzata, ha reagito in maniera così forte da indurre un giudice a ritornare sui propri passi. I social network non sono una scatola nera, ma uno specchio verosimile delle nostre vite. Non opacizzano il male, lo esaltano. Producono ferite di senso capaci di attivare loquele e polemiche inarrestabili. Esternare le nostre vite, diventate storie on demand, ci sovraespone. Vita privata e pubblica sono sempre più permeabili. Il confine tra interno ed esterno nell’epoca dei social media – dove tutto è esposto  – provoca reazioni. Bisogna esserne consapevoli, prima di postare qualunque cosa.
C’è da dire che – su richiesta dell’avvocato difensore della Matei – il giudice si pronuncerà nuovamente sulla concessione della semilibertà. Alla sensibilità di ciascuno di noi ogni commento. 
ALESSIA CHINELLATO, giornalista

13 Aprile 2016
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