MAFIA CAPITALE
8:58 pm, 13 Aprile 16 calendario

Liste per il voto a Roma sotto la lente antimafia

Di: Redazione Metronews
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ROMA Le liste per le elezioni comunali a Roma dovranno passare il vaglio della commissione Antimafia, che le metterà sotto osservazione. La Capitale è stata infatti oggetto di una commissione d’accesso e dunque rientra nella lista nera dei Comuni a rischio in vista dell’appuntamento delle amministrative di giugno – una decina in tutto – che comprende quelli che hanno avuto una commissione d’accesso negli ultimi 3 anni, quelli sciolti per mafia e quelli in commissariamento. L’atto predisposto dalla presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi, è quasi pronto.
Territori infiltrati
«Sarebbe impossibile verificare tutte le liste con 1.400 Comuni al voto e più di 150 mila candidati – ha spiegato la Bindi – ma quelli a rischio non potranno non essere oggetto di valutazioni da parte dell’Antimafia. Vogliamo acquisire informazioni che vadano oltre quelle previste dalla legge Severino o il semplice dato giudiziario del carico pendente dei reati».
Il “faro” puntato sulle elezioni locali ha un duplice scopo. «Nella relazione si denunciano due dati di fatto che sono segno di particolare preoccupazione – ha aggiunto la presidente Rosy Bindi – sono proprio le amministrazioni locali il primo varco delle mafie nelle pubbliche amministrazioni, nei rapporti con la politica anche nell’economia. Quindi il nostro allarme è forte. Inoltre si va a votare in molte realtà che hanno dimostrato di essere i luoghi di insediamento preferiti delle mafie».
Mafia Capitale, Buzzi: i renziani fuori da indagini
Corruttore, ma non mafioso. Reo confesso di un sistema clientelare che ha contribuito ad alimentare. Ma nulla più. «Io non mi rendevo conto delle turbative d’asta che commettevamo. Dopo, mi sono assunto ogni responsabilità, ma nessuno mi ha creduto». Ancora una volta, dal carcere di Tolmezzo, dove è detenuto, Salvatore Buzzi ha ricostruito la sua verità e nel corso dell’udienza di ieri, nell’aula bunker di Rebibbia, per circa 2 ore si è impadronito della scena del processo Mafia Capitale. Dai rapporti con i politici, a quelli con Massimo Carminati, «sempre alla luce del sole», fino ai lati oscuri dell’indagine.
Tanti punti oscuri
I punti toccati dal fondatore della “29 giugno” sono tanti e faranno certamente discutere. «Abbiamo dato 19mila euro ad un carabiniere, che si presentò come commercialista. Ci fornì a pagamento false informazioni sulle indagini a nostro carico. Ma nell’inchiesta  di questa persona non c’è traccia». Per descrivere la sua odissea giudiziaria, Buzzi cita Primo Levi, dividendo il “mondo di mezzo”, fra sommersi e salvati. «Tanti politici con cui avevo rapporti sono stati arrestati, altri nemmeno inquisiti. Nel Pd solo quelli che facevano riferimento a Bersani. Mentre l’area vicina a Renzi non è stata neppure sfiorata». E quando affronta il tema della corruzione, individua nel Giubileo del 2000 il punto di non ritorno. «È da lì che è partito il sistema, quando vennero introdotte le procedure negoziali, non con Alemanno. Con Marino sindaco, invece, è iniziato il mercimonio. Non potevo andare in consiglio comunale senza che dal mio partito, il Pd, mi chiedessero assunzioni. C’è chi mi ha chiesto di assumere l’amante dell’avvocato. Era una politica bulimica e corrotta, ed erano coinvolti tutti».
MARCO CARTA

13 Aprile 2016
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