Riforme
8:57 pm, 12 Aprile 16 calendario

Ok finale della Camera a riforma costituzionale

Di: Redazione Metronews
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ROMA Con 361 sì e 7 no, ma con le opposizioni che hanno abbandonato l’aula, la Camera ha approvato in via definitiva le riforme costituzionali. «È un passaggio storico, è il giorno in cui la politica riforma sè stessa», ha commentato il premier Matteo Renzi. Adesso, per concretizzare gli effetti della riforma servirà un ultimo passaggio: il referendum “confermativo” da tenere con molta probabilità ad ottobre. «Mano tesa all’opposizione ma questo governo non si blocca. È una questione di serietà – è il messaggio di Renzi – questo governo è convinto delle riforme, non abbiamo nessun timore o paura che il referendum sia personalizzato. I cittadini voteranno per cambiare, lo vedremo».
Boschi: grazie a chi ci ha creduto
Con il premier in Iran, a rappresentare il governo in Aula c’era una buona fetta dell’esecutivo, con in testa Maria Elena Boschi: «Dopo due anni di lavoro, il Parlamento ha dato il via libera! Grazie a quelli che ci hanno creduto», ha scritto su Twitter la ministra delle Riforme. Poi ha spiegato: «Godiamoci il risultato, perché l’approvazione definitiva del Parlamento della riforma costituzionale, con un’ampia maggioranza, è un risultato storico». Ma la minoranza del Pd già sposta il tiro sul referendum: «Trasformare un confronto sul merito in un plebiscito su una politica, una leadership o una nuova maggioranza di governo troverà l’opposizione di chi, come noi, si è fatto carico del bisogno di completare una transizione aperta da troppo tempo».
A ottobre il referendum
Il passaggio alla Camera non chiude la partita sulle riforme costituzionali. «Adesso noi chiederemo il referendum», ricorda il premier Matteo Renzi. Si tratta del referendum “confermativo” – che potrebbe tenersi ad ottobre – previsto dall’articolo 138 della Carta costituzionale, secondo il quale «le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o 500 mila elettori o 5 Consigli regionali». Si tratta di un istituto definito “preventivo”, in quanto condiziona la successiva entrata in vigore della revisione costituzionale. Per questo tipo di referendum non è previsto alcun quorum minimo di partecipazione.
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12 Aprile 2016
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