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7:55 pm, 11 Aprile 16 calendario

Ue: troppi ostacoli all’aborto in Italia

Di: Redazione Metronews
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BRUXELLES Sull’aborto violati i diritti delle donne italiane e discriminati medici non obiettori. A tre anni dal “reclamo” presentato dalla Cgil e dopo un lungo embargo, è stata resa pubblica la decisione con la quale lo scorso ottobre il Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa ha nuovamente bacchettato l’Italia. Nel nostro Paese, nonostante la legge 194 sia in vigore dal 1978, l’accesso ai servizi di interruzione volontaria resta «complicato». «Nella pratica le donne continuano a trovare una sostanziale difficoltà nell’accesso a tali servizi – scrive il Comitato – in alcuni casi le donne possono essere forzate ad andare in altre strutture (rispetto a quelle pubbliche), o a mettere fine alla loro gravidanza senza il sostegno delle competenti autorità sanitarie, oppure possono essere dissuase dall’accedere ai servizi di aborto a cui hanno diritto per legge».
Camusso: lo Stato si faccia garante
Queste situazioni «possono comportare notevoli rischi per la salute e il benessere delle donne». Ma non basta, perchè il Comitato segnala anche la violazione dei diritti dei medici non obiettori di coscienza che – «a causa dell’elevato e crescente numero di medici obiettori e della disorganizzazione di ospedali e Regioni» – affrontano «un insieme di svantaggi sul posto di lavoro in termini di carico e prospettive di carriera». «Lo Stato sia garante del diritto all’interruzione di gravidanza – commenta la leader Cgil, Susanna Camusso – affinchè le donne possano scegliere liberamente di diventare madri».
La ministra Lorenzin è stupita
«Sono stupita: si tratta di dati vecchi, del 2013. La situazione è cambiata». Così la ministra della Salute, Beatrice Lorenzin: «Ci sono solo alcune aziende pubbliche che hanno qualche criticità per problemi organizzativi. In generale non c’è lesione del diritto alla salute». «I dati sono aggiornati a settembre 2015 – replica la Cgil – e non sono mai stati smentiti nè dal ministero nè dal Governo».
Tanti obiettori e pochi interventi
La legge 194 del 1978 prevede che, indipendentemente dalla dichiarazione di obiezione di coscienza dei medici, ogni ospedale e le Regioni debbano garantire sempre il diritto di accesso all’interruzione di gravidanza. Ma quasi mai ciò avviene. In Italia oltre due medici su tre si rifiutano per motivi etici di effettuare interventi di aborto. Stando all’ultima relazione del ministero della Salute (novembre 2015) si contano il 70% degli obiettori tra i ginecologi, contro il 58,7% del 2005, un dato andato progressivamente crescendo in questi dieci anni per poi stabilizzarsi. Tra gli anestesisti la percentuale di obiettori è pari al 49,3%, mentre per il personale non medico gli obiettori sono passati dal 38,6% del 2005 al 46,5% del 2013. Il risultato è che in Italia si effettuano sempre meno interventi. Nel 2014 si sono registrati per la prima volta meno di 100 mila aborti (97.535) con un decremento del 5,1% rispetto al 2013 e un più che dimezzamento rispetto ai 234.801 del 1982. Nell’ultimo decennio è salita la quota di donne straniere (34% nel 2013).
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11 Aprile 2016
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