Regeni, giallo sulle mail Il pool egiziano è a Roma
ROMA È a Roma la delegazione di inquirenti e poliziotti egiziani che oggi incontreranno i colleghi italiani nell’ambito della collaborazione per fare luce sulla morte di Giulio Regeni, avvenuta al Cairo in circostanze ancora da chiarire. Il volo di linea Alitalia 897 proveniente dalla capitale egiziana, con a bordo la delegazione, è atterrato poco prima delle 20 di ieri all’aeroporto di Fiumicino.
Il mistero delle mail
Mentre, secondo indisscrezioni egiziane, sarebbe quello del generale Khaled Shalabi il primo nome sul quale si potrebbero concentrare le responsabilità per la morte di Regeni, è giallo per le mail in arabo ed in inglese giunte in forma anonima da un account Yahoo al quotidiano La Repubblica. Secondo le mail «l’ordine di sequestrare Giulio Regeni è stato impartito dal generale Khaled Shalabi» e nella vicenda sarebbero implicate le più alte cariche dello Stato e lo stesso presidente Al Sisi sarebbe stato al corrente delle torture (le comunicazioni conterrebbero anche dettagli sulle torture mai resi pubblici e noti solo agli inquirenti).
Il contenuto, tuttavia, sembra identico a quello postato il 6 febbraio 2016 su Facebook da un ex poliziotto egiziano della sicurezza di Stato che ora vive in America, il Colonnello Omar Afify, critico dell’attuale regime, che non è considerato attendibile dalla stampa egiziana.
Renzi vuole risultati
Risoluto sulla vicenda il Premier Matteo Renzi: «Abbiamo scelto di far lavorare insieme i magistrati di Italia ed Egitto e siamo impegnati a che su Regeni non sia una verità di comodo ma la verità. Aspettiamo che i magistrati facciano i loro incontri, noi siamo pronti a seguire quel lavoro con grandissima determinazione. Nessun tentativo di svicolare rispetto alla verità sarà accolto da nessuna parte».
METRO
© RIPRODUZIONE RISERVATA