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9:00 pm, 4 Aprile 16 calendario

Se Fnm è privata Achille paga meno

Di: Redazione Metronews
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MILANO Società pubblica o società privata? È il dilemma che aleggia su FerrovieNordMilano. Non un quesito da nulla, visto che dalla definizione della natura giuridica della holding regionale dei trasporti dipende il destino giudiziario del suo ex presidente, Norberto Achille, nonché la possibilità di controllo sugli atti di organi come Anac e Corte dei Conti.
Una guerra combattuta a suon di ricorsi, pareri redatti da costituzionalisti di clara fama, come Valerio Onida o Antonio Catricalà, sentenze della Corte di Cassazione che decidono di non decidere.
La doppia Cassazione
La storia inizia quando Achille viene rimosso dall’incarico dai pm perché indagato per peculato e truffa aggravata. Avrebbe sottratto 450 mila euro dalle casse della Società che per i magistrati è chiaramente un’impresa pubblica.
Achille si dice da subito disponibile a restituire parte delle somme contestate e a chiudere la vicenda giudiziaria. Tuttavia, prima di decidere se patteggiare o chiedere un rito abbreviato, tramite il suo legale, Gianluca Maris, chiede alla Cassazione la “qualifica giuridica” di Fnm, perché se la società è pubblica, l’accusa sarà di peculato, se sarà invece considerata privata, dovrà rispondere di appropriazione indebita. Il reato è il medesimo – aver derubato la società – ma, siccome il peculato è contro un bene pubblico, prevede una pena doppia.
La V sezione della Cassazione si riunisce una prima volta a ottobre 2015, ma rimanda il verdetto, perché la materia è complessa e richiede “una disamina approfondita”. Alla seconda udienza, Achille si presenta forte del parere favorevole alla tesi dell’impresa privata firmata da un pezzo da novanta come l’ex presidente della corte costituzionale Valerio Onida.
Scelta comprensibile per un imputato, meno comprensibile quella dei vertici di Fnm, che pagano un altro big come l’ex sottosegretario alla Presidenza, Antonio Catricalà, per sostenere la medesima tesi.
Perché lo fanno? A voler essere cattivi, si potrebbe pensare che lo facciano per non essere soggetti ai controlli previsti sugli organismi pubblici, molto più stringenti rispetto a quelli sulle società private. Tutto comunque si rivela inutile, visto che la Corte non deciderà nulla per “carenza di interesse” e rimanderà ogni decisione al giudice ordinario.
Deciderà il Gup. Forse
Ora la patata bollente è passata al Gup che all’udienza preliminare di luglio prossimo dovrà stabilire un punto fermo sulla  questione, oppure la rimanderà alla Cassazione la, in un palleggio kafkiano. Raggiunto da Metro, l’avvocato Maris si è detto comunque fiducioso che alla lunga la tesi più favorevole al suo assistito prevarrà. ANDREA SPARACIARI

4 Aprile 2016
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