Maurizio Zuccari
4:32 pm, 31 Marzo 16 calendario

Legge anti spreco e cattivo sviluppo

Di: Redazione Metronews
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Sconfiggere lo spreco è una battaglia di civiltà. Non usa mezze parole il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina nel patrocinare il ddl sugli sprechi alimentari approvato alla Camera e in attesa del voto al Senato per divenire legge. Forte di una maggioranza più che trasversale nel Belpaese. A compattare il fronte dei tagliatori di sprechi sono i dati. Un italiano medio butta nel cassonetto circa 80 chili di cibo l’anno, che fatti due conti equivalgono a 12 miliardi di euro gettati nella spazzatura. E a farlo sono soprattutto famiglie, più che distributori o ristoratori, che spendono male e consumano peggio. A livello mondiale, stimano Fao e Wwf, si spreca un terzo del cibo prodotto, oltre un miliardo di tonnellate l’anno – senza grandi differenze tra paesi industrializzati e in via di sviluppo – che basterebbero a sfamare due miliardi di persone, in pratica chiunque soffre la fame. Roba buona che finisce al macero solo perché ha perso i requisiti della vendibilità. Non è più merce pur essendo alimento.
Da questi presupposti e sull’onda del dibattito all’expo milanese, la nuova legge punta a dare un altolà agli spreconi. Il testo prevede 17 articoli che spaziano dagli incentivi fiscali alla semplificazione delle donazioni da parte dei soggetti interessati, dal negozio alla catena commerciale, e fanno leva sulla sensibilità di padri e madri di famiglia che devono riempire i carrelli, tra bilanci in rosso e buone pratiche. Dalla spesa a chilometro zero al posizionamento dei cibi in frigo, dalle ricette della nonna a base di avanzi ai family e dog bag nei ristoranti, si tratta di comportamenti virtuosi che fanno tendenza, in tempi dove si moltiplicano le iniziative per conciliare portafogli sgonfi e qualità nel piatto. Dalle merci scadute e scontate nei We food – l’ultimo, inaugurato a Copenaghen dalla principessa di Danimarca in persona e corona – ai mercati migranti come quello di Campagna amica a Pisa, è un fiorire di socialmarket sui vecchi supermarket.
Certo, il risparmio vero, prima di evitare gli sprechi, sarebbe di fare marcia indietro rispetto a un modello di sviluppo che fa perdere 300 ettari di terreni agricoli al giorno, due milioni e rotti negli ultimi vent’anni, dicono da Coldiretti, facendoci importare un quarto del fabbisogno alimentare e una buona metà di carne e latte. Ma qui non c’è legge o buoncostume che tenga: è il progresso, bellezza. O meglio, lo sviluppo senza progresso, per dirla come il povero Pasolini. 
MAURIZIO ZUCCARI
giornalista e scrittore
 

31 Marzo 2016
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