TERRORISMO/BRUXELLES
9:48 pm, 22 Marzo 16 calendario

È caccia al commando delle stragi di Bruxelles

Di: Redazione Metronews
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BELGIO Quattro mesi dopo la strage del Bataclan e quattro giorni dopo l’arresto di Salah Abdeslam (il kamikaze mancato di Parigi), tocca alla capitale belga piombare nell’incubo degli attentati terroristici in serie. Tre esplosioni – due all’aeroporto di Zaventem e una alla stazione della metro di Maalbeek – hanno causato almeno 31 morti (11 nello scalo e 20 nella metro) e 250 feriti. L’Isis ha subito rivendicato le azioni. Due le esplosioni (almeno uno era un kamikaze, mentre un terzo ordigno è rimasto inesploso) intorno alle 8 allo scalo aereo di Zaventem. Un’ora più tardi, alle 9.11, un’altra esplosione ha sventrato la metro alla stazione di Maalbeek, poco distante dalle sedi delle istituzioni europee.
L’uomo con il cappello
Le autorità del Belgio hanno diffuso le immagini di tre uomini, probabilmente i terroristi che hanno agito a Zaventem, catturate dalle telecamere di sorveglianza. Si vedono due uomini che spingono due carrelli. Poco distante c’è un altro uomo con abiti chiari e un cappello in testa. Secondo le prime informazioni i primi due si sarebbero fatti esplodere nell’aeroporto, mentre il terzo è ricercato insieme ad altre quattro persone che avrebbero fatto parte del doppio commando. Alcuni media di Mosca hanno parlato del possibile coinvolgimento di tre cittadini bielorussi.
Una città fantasma
Il premier belga, Charles Michel, ha rivolto un appello alla calma e a rimanere uniti. Bruxelles si è trasformata in una città fantasma e solo dopo lunghe ore è stato revocato l’appello alla popolazione a rimanere al chiuso e al sicuro. La metropolitana è stata fermata, così come le stazioni ferroviarie e l’aeroporto di Zaventem, con i voli deviati sugli aeroporti regionali o internazionali. Bloccata anche Rue de la Loi, così come i tunnel lunghi più di 300 metri.  Rafforzate le misure di sicurezza presso le due centrali nucleari del Belgio. Telefoni in tilt, sfollata l’università.
Tre italiani tra i feriti lievi
Sfiorati, o almeno così sembra. Nessun italiano sarebbe morto negli attacchi a Bruxelles, nonostante in Belgio la nostra comunità sia storicamente consistente. Ad assicurarlo è stato a poche ore dagli attacchi il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, dopo aver sentito il suo omologo belga, Didier Reynders. Nel corso della giornata sono trapelate invece notizie su alcuni italiani rimasti feriti. Ha raccontato di aver visto la morte in faccia Chiara Burla, 24enne danzatrice originaria di Varallo Sesia (Vercelli), ma da qualche tempo residente a Firenze. La giovane è rimasta colpita dalla porta di un vagone della metro, divelto dallo spostamento d’aria: ha riportato contusioni e ferite al torace e al viso. Gli altri due connazionali feriti sono Marco Semenzato, architetto originario del Veneto, ma da tempo in Belgio; e Michele Venetico, giovane dipendente dell’aeroporto di Bruxelles, figlio di immigrati di origini siciliane. L’ambasciatore italiano in Belgio, Vincenzo Grassi, ha rassicurato sulle loro condizioni. Sul ferimento degli italiani la Procura di Roma ha aperto un’inchiesta.
Il mondo sdegnato e solidale
La reazione dei governi europei (e non solo) alle stragi di Bruxelles è stata unanime e all’insegna della difesa della democrazia, ma anche intrisa di sdegno ed emozione. In lacrime l’Alta rappresentante per la Affari esteri Ue, Federica Mogherini. In molte città si sono avute manifestazioni spontanee di solidarietà, con il richiamo ai colori della bandiera del Belgio. Donald Tusk, presidente Ue: «Un altro colpo di terroristi al servizio dell’odio e della violenza»; Frank-Walter Steinmeier, ministro degli Esteri tedesco: «In questo momento l’Europa si unisce ed è una sola»; Mariano Rajoy, premier spagnolo: «La democrazia prevarrà sulla barbarie»; Francois Hollande: «L’intera Europa è stata colpita»; David Cameron: «Non permetteremo che i terroristi vincano»; Barack Obama, presidente Usa: «Il mondo si unisca contro il terrorismo. Sostegno all’amico Belgio»; Vladimir Putin, capo del Cremlino: «Serve un’attiva cooperazione internazionale»; Papa Francesco: attacchi di una «violenza cieca».
METRO

22 Marzo 2016
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