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5:00 pm, 6 Marzo 16 calendario

L’Italia che vive di notte vuole fare l’americana

Di: Redazione Metronews
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MILANO L’Italia delle ore piccole e piccolissime si spara un panino al McDrive, fa la spesa al Carrefour, si tiene in forma da Fit Star, fa un salto al bar “Tequila” di viale Marche, a Milano, uno dei tanti sempre aperti che iniziano a pullulare nelle metropoli. E pretende di poterlo fare in un qualsiasi momento delle 24 ore. Oltre la farmacia di turno, oltre la consueta edicola sempre aperta, oltre la stazione di ristoro lungo l’autostrada, oltre la discoteca, c’è un esercito che si divora la notte. Le sue file s’ingrossano. È un’Italia all’americana. Genitori che alle 4 del mattino rimediano il latte per la colazione dei figli, rifornendo quella dispensa che le ore frenetiche del giorno hanno imposto di trascurare; manager che fanno palestra alle 5 prima di andare in ufficio (la Fit Star, bavarese, ha aperto a Milano, Cinisello Balsamo e  Prato); giovanotti che dopo la movida fanno uno spuntino prima di andare a nanna. E appunto il bar-tabaccheria-ludoteca “Tequila” di viale Marche. «Stiamo aperti giorno e notte da tre anni», ci dice Gino, che saltabecca fra cassa e bancone per servire frotte di clienti. «Alle 5 fai fatica a entrare, qui». Gente eterogenea. La prostituta. Giovani di colore dall’aria stanca. Tassisti. Anche un distinto signore in loden, che, ordinando un punch, chiede: «Mi perdoni, sa mica cos’ha fatto la Fiorentina?».
I fast food
Dati, pochi. Ma il fenomeno della vita in h 24, sia pure indagato in modo empirico, c’è. Da Confesercenti dicono a Metro che dopo il “Salva Italia” di Monti, dicembre 2011, pietra miliare della deregulation, tutti si aspettavano un boom delle aperture domenicali «e invece ci si è imbattuti nelle aperture notturne». L’ufficio studi della Fipe (Confcommercio) quest’anno per la prima volta ha realizzato un’indagine sull’economia notturna (dalle 18 alle 6): 1,4 milioni di occupati e 70,7 miliardi il giro d’affari, di cui ben 37 alla voce “commercio” e “solo” 5,3 alla voce “bar, discoteche e locali serali”. «Il 20-25% della spesa degli italiani avviene nella fascia notturna», dicono. Il “presidio” più diffuso è garantito da McDonald’s.  Su 532 ristoranti sparsi per l’Italia, il 22%, ben 119 (un numero cresciuto a pieno ritmo, negli ultimi anni), sono McDrive aperti in h 24, situati in punti di grande passaggio, ai bordi delle città. Emanuela Rovere, direttore marketing, spiega a Metro che «l’accessibilità è sempre stata al centro della filosofia McDonald’s». E l’analisi della clientela? «C’è una frammentazione dei consumi», continua la Rovere, «per effetto delle tecnologie e di Internet. Ci si abitua ad avere tutto e subito, a qualsiasi ora: le aziende vengono incontro alle nuove esigenze. E poi gli stili di vita cambiano. Sono sempre più labili i classici riferimenti del pranzo e della cena. Si dilatano gli orari. Anche se noi italiani siamo ancora abbastanza conservatori». Ma conviene? A sentire la Rovere, sì: «L’afflusso di clientela è sostenuto fino alle 2. Dalle 2 alle 6 meno. Ma dalle 6 si ricomincia». I dipendenti sono contenti? «Sì, perché scegliendo di lavorare di notte si tengono il giorno libero. Sono tutt’altro che giovani choosy…».
I supermercati
Quasi a pari merito con McDonald’s, Carrefour. È l’unica catena di supermercati, per ora, in Italia, a tentare la strada del “sempre aperto”. Non concedono interviste. Fanno sapere a Metro, solo, che tutto è cominciato circa un anno fa, che i punti vendita aperti in h 24 sono poco più di un centinaio, e che si tratta ancora di una «fase sperimentale». A Giovanni Cobolli Gigli, presidente di Federdistribuzione, risulta «che anche altre catene della grande distribuzione stiano pensando di seguire questa strada», e parlando con Metro fa quest’analisi: «I cittadini non sono più soggetti solo all’offerta. Sono soggetti sempre più attivi. A tutte le ore. Si pensi a Internet. Si pensi ad Amazon, che mette in crisi Walmart. È una tendenza che qualcuno coglie. Resistere agli stimoli è un grave errore. L’Italia ha ancora bisogno di grandi liberalizzazioni. Chi fa commercio deve essere possibilista al 100%». Ci sono resistenze sindacali importanti, «ma chi lavora di notte», sottolinea Cobolli, «lo fa liberamente, e con una paga maggiorata del 15% minimo, come prevede la legge 66 del 2003». Nel supermercato Carrefour in h24 di via Carlo Farini a Milano, chi scrive, a notte fonda, ha visto parecchio pubblico. Una sola cassa aperta, un metronotte per la maggior sicurezza e tranquillità di tutti quanti. Personale piuttosto ridotto. Abbiamo anche colto una conversazione fra addetti. «Sei contento, vero? Oggi ti pagano doppio…».
I sindacati
Ma la filosofia dell’h 24 deve fare i conti con la rabbia dei sindacati. Mesi fa ci fu trambusto in Toscana. Una sollevazione contro le nuove aperture notturne decise da Carrefour. «Su cinque punti vendita in h24 previsti, solo uno, a Calenzano, è stato aperto; gli altri quattro, fra Pisa, Lucca e Massa hanno conservato l’orario normale», commenta soddisfatta Cinzia Bernardini della Filcams Cgil. «Che razza di società è la nostra?», si chiede la Bernardini parlando con Metro, «che civiltà è quella dei consumi a tutti i costi? Un supermercato aperto dal mattino alla sera è più che sufficiente. Queste aperture libere mirano ad aumentare i ricavi, ma rischiano di danneggiare i lavoratori, peggiorando le condizioni di lavoro, danneggiando il piccolo commercio». E poi, «nemmeno portano occupazione aggiuntiva. Solo qualche lavoratore somministrato in più». Sindacati e commercianti uniti. Una battaglia di retroguardia? O di civiltà?
SERGIO RIZZA
Twitter: @sergiorizza
IL SONDAGGIO CONFESERCENTI-SWG: “FAVORITA LA GRANDE DISTRIBUZIONE”*
Tre negozi su quattro, in Italia (la base statistica è costituita da 641.916 attività commerciali in sede fissa registrate presso le Camere italiane), continuano a chiudere prima delle 20. Il 31% dei commercianti dice di aver aumentato l’orario (205 mila attività) dopo la deregulation degli orari introdotta a partire dal gennaio 2012. I negozi che chiudono dopo cena (tra le 20 e mezzanotte) sono il 23%: circa 147.600. Quelli che chiudono dopo mezzanotte sono l’8% (51.300 circa), quelli aperti in h 24 la metà (26 mila, il 4%). Sono, questi, solo alcuni dei dati risultanti da un sondaggio che Confesercenti ha commissionato a SWG e che Metro pubblica in esclusiva.
E ancora: in totale, l’11% dei negozianti ha detto di aver prolungato l’orario di apertura dopo la deregulation fra domeniche e festività, il 20% dice di averlo fatto con aperture notturne, serali o anticipate, il 12% di averlo prolungato in entrambi i modi. Ma per il 61% la liberalizzazione degli orari è “dannosa, perché ha favorito la grande distribuzione”, mentre è “utile, perché permette di incrementare le vendite” solo per il 22%.
*Sondaggio online CAWI realizzato fra il 29 febbraio e il 2 marzo 2016 su un campione casuale probabilistico stratificato e di tipo panel ruotato di 600 commercianti  (su 1150 contatti complessivi), di età superiore ai 18 anni. Il campione intervistato online è estratto dal panel proprietario SWG. Tutti i parametri sono uniformati ai più recenti dati forniti dall’ISTAT. I dati sono stati ponderati al fine di garantire la rappresentatività rispetto ai parametri di sesso, età e macro area di residenza. Margine d’errore, +/- 3%.
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6 Marzo 2016
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