MAFIA CAPITALE
3:27 pm, 3 Marzo 16 calendario

Buzzi: “Dal Campidoglio ventimila euro al mese”

Di: Redazione Metronews
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ROMA. «Il Comune ci regalava 20 mila euro al mese per una follia burocratica. Dal 2012 abbiamo ottenuto circa 650 mila euro in più per gli errori dei dirigenti». Ancora una volta Salvatore Buzzi torna a parlare dal carcere di Tolmezzo, dove è detenuto, per ricostruire nell’aula bunker di Rebibbia, una delle vicende più delicate del processo Mafia Capitale, quella relativa ai lavori per l’ampliamento del campo nomadi di Castel Romano, dove Buzzi e Massimo Carminati parteciparono alla realizzazione del campo, investendo complessivamente circa 1,4 milioni di euro. Una cifra esigua, secondo Buzzi, «se pensiamo che la Barbuta al Comune è costata 9 milioni di euro».
Secondo Buzzi, a fare pressioni, per la realizzazione non fu il sodalizio criminale, che aveva necessità di riciclare il denaro di Massimo Carminati, che a fronte di un investimento di 640 mila euro guadagnò il 10%, ma le stesse istituzioni. E nel corso del suo intervento, durato un’ora, Buzzi assembla con dovizia di particolari tutti i dettagli che portarono alla realizzazione dell’opera. «Nel luglio  2012 il Comune decise di smantellare il campo nomadi di Tor De Cenci, Alemanno ci chiamò, chiedendoci di allestire un campo a fianco a quello di Castel Romano, dove il comune già ci pagava per 800 nomadi, anche se ce ne erano più di mille. Noi gli dicemmo di sì e dopo aver fatto l’accordo iniziammo a preoccuparci di come fare il campo, che ricadeva su una proprietà della nostra coop. I lavori, poi, iniziarono a settembre».
IL CASO CASAMONICA
È a questo punto che Buzzi tira in ballo il nome di Luciano Casamonica, non coinvolto  a nessun titolo nel processo. «A 200 metri dal nuovo sito, c’era un campo dove risiedevano già circa 800 nomadi . Gaglianone (titolare dell’impresa che effettua i lavori) aveva paura a lasciare i macchinari per via dei continui furti. Ci rivolgiamo alle forze dell’ordine, che non intervengono, così contatto Luciano Casamonica, che parlava sinti e poteva gestire i problemi con i nomadi. Lo conoscevo dal 2005 – ricorda Buzzi – quando stava espiando la pena per un reato». 
Casamonica, ricostruisce Buzzi, accetta l’incarico, «anche se controvoglia. Lo fa per affetto nei miei confronti. Stavano in un posto senza luce, al buio. I Casamonica venivano lì con le macchine – aggiunge Buzzi – e svolgevano una mediazione continua con i nomadi che mandavano i bambini a rubare nell’area di cantiere. Gli abbiamo dato 20 mila euro al mese e per la guardiania del cantiere 24 ore al giorno si alternavano in 5. Il pagamento è stato effettuato tramite ritenuta d’acconto e a Luciano Casamonica venivano corrisposti circa 14 euro a l’ora. Tanto che lui si lamentava: “Aho, me trattate come una colf”».
IL COMUNE CHE NON PAGA
Una volta che il campo viene realizzato, arrivano però i problemi con il Comune, che non stanza i fondi per i lavori, nonostante gli accordi esistenti. «Avevo un accordo col sindaco, con il prefetto, che era responsabile per l’emergenza nomadi, e  con la regione Lazio, che aveva autorizzato una deroga al piano regolatore, dato che il campo sorgeva nella riserva di Decima Malafede, dove vige l’inedificabilità totale. Ma, nonostante questo, i soldi non vengono messi a bilancio nel novembre 2012. Questi mascalzoni dopo tutti gli accordi scritti non avevano messo i soldi in bilancio. È per questo che io chiamo tutti e finanzio le cene elettorali». Anche se nel caso dell’incontro sotto il Campidoglio del 21 novembre del 2012 con Antonio Lucarelli, ex capogabinetto del sindaco Alemanno, Buzzi precisa:  «Fu lui a contattarmi per una segnalazione».
In più di una occasione Buzzi contesta il reato di associazione mafiosa. «Capisco che la Procura voglia investigare sui chi fossero i soldi i Carminati, ma io per quel campo ho fatto tutto in regola», svelando anche alcuni restroscena inediti, non presenti nelle carte del processo. «Per la gestione dei rom, il Comune ci regalava 20 mila euro al mese per una follia burocratica. Dal 2012 abbiamo ottenuto circa 650 mila euro in più. Senza alcuna minaccia o corruzione, ma solo per gli errori di una dirigente». E la figura intimidatoria di Carminati? Solo una leggenda per Buzzi. «Vicino alla cooperativa c’era il bar dove avevano registrato la serie di Romanzo Criminale. È per questo che al telefono scherzavamo spesso sulla figura di Massimo Carminati, utilizzando le parole del film». Re di Roma, insomma, ma solo per gioco. 
MARCO CARTA

3 Marzo 2016
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