Libia
8:48 pm, 24 Febbraio 16 calendario

In Libia si parla di pace e intanto si fa la guerra

Di: Redazione Metronews
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LIBIA  Mentre si stenta a trovare un accordo politico in Libia, la situazione militare sul terreno ha subito una improvvisa accelerazione. E si viene a sapere della presenza di forze speciali occidentali, specialmente francesi. L’Isis ha occupato parte del centro di Sabrata, città dalle ricche vestigia archeologiche romane nell’ovest della Libia, nodo strategico al confine con la Tunisia. Quattrocento miliziani dell’Isis hanno conquistato ilcentro città e posto le bandiere nere sugli edifici pubblici. Dopo alcune ore le milizie Alba della Libia, arrivate da Tripoli per riprendere il controllo della situazione, hanno rivendicato di aver messo in fuga i jihadisti. Da notare che ci sarebbe stata una collaborazione anti-Isis di milizie fedeli a Tripoli e altre fedeli a Tobruk. 
Intanto Le Monde rivela che forze speciali francesi stanno effettuando in Libia raid mirati. Francesi sarebbero presenti anche a Bengasi. Dove prosegue l’offensiva delle truppe del generale Haftar, protagoniste di una improvvisa avanzata.
L’esperto:  Un Paese frammentato che fa gola a molti
Tutti in Libia giocano la loro partita. La situazione è difficile e un intervento militare senza obiettivi precisi potrebbe solo complicarla. Ce lo spiega Pietro Batacchi, direttore di RID-Rivista italiana difesa. 
Si discuteva di tregua e sono giorni di guerra.
Gli sviluppi sono molto interessanti. L’avanzata di Haftar a Bengasi rompe uno stallo che durava da mesi. Se riesce davvero a prendere Bengasi cambia tutto il quadro.
Come è riuscito a ribaltare la situazione?
Possiamo immaginare che abbia ottenuto nuove armi dall’Egitto, cui è legato. E sappiamo che ha ricevuto rinforzi dagli alleati in Tripolitania. È poi probabile che con Haftar ci siano consiglieri militari francesi (come sembra confermato da Le Monde), e forse anche inglesi. 
Qual è il senso di questa escalation militare?
Allargare la sfera di influenza di Haftar e dei suoi alleati, tra cui si contano appunto Egitto e Francia. Le grandi potenze spingono per un accordo, ma intanto non possono stare ad aspettare i tempi dei libici. I francesi guardano al Fezzan con terre rare, uranio e oro; gli inglesi al petrolio di Sirte. 
Quindi tutti perseguono i loro interessi. E l’Italia?
Per l’Italia la Libia è prioritaria, soprattutto la Tripolitania. Ma la situazione è complicata dal fatto che la Libia non interessa solo a noi, ma anche ad alleati che non sono disposti a rinunciare ai loro interessi in favore dei nostri. 
I droni di Sigonella?
È una base Usa, ma già adesso per qualsiasi operazione serve l’autorizzazione delle autorità italiane. Cosa sia offensivo e cosa difensivo in Libia è difficile da definire. 
Si prospetta un intervento militare?
Un intervento senza obiettivi precisi rischia di essere inefficace e controproducente. I 5000 soldati di cui si parla sono utili per una operazione, ma del tutto insufficienti per stabilizzare un Paese. 
La Libia sarà divisa in tre?
È un’ipotesi, ma temo non sia sufficiente per rispondere alla complessità di realtà e interessi locali e regionali di un Paese che è molto più frammentato.
OSVALDO BALDACCI

24 Febbraio 2016
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