Luca Zingaretti ritrova il suo Montalbano
TV In molti lo aspettano da tre anni. Ma dall’ultimo episodio tv ai due nuovi inediti, “La piramide di fango” e “Una faccenda delicata” (in onda il 29 febbraio e il 7 marzo) per il commissario Montalbano sarà una “rifondazione”, con la squadra di sempre, ma con una nuova Livia al fianco, la new entry Sonia Bergamasco.
Luca Zingaretti che cosa significa “rifondazione”?
Che non si è dato più nulla per scontato, cosa non facile dopo tanti anni. Anche per questo prima del set siamo andati a casa di Camilleri a leggere i testi, per rimetterci all’opera in modo artigianale.
Com’è cambiato questo nuovo Montalbano?
È più maturo, più capace di parlar meno se necessario, ma anche di indignarsi furiosamente.
E, in questi anni, come è cambiato invece Zingaretti?
Non credo che dopo i vent’anni si cambi poi tanto. Semmai sono cambiati l’Italia e il mondo e sono molto più cupi. E ognuno di noi reagisce a questo.
Che idea si è fatto del fascino strepitoso che Montalbano non smette di esercitare?
Penso dipenda dal fatto che è un personaggio che non va dietro a nulla e a nessuno, che si guarda allo specchio e si chiede che cosa gli serve per essere felice, è il baricentro di se stesso. E questo che fa la differenza ed è deflagrante perché non ha neppure il cartellino col prezzo attaccato, mentre oggi chiunque di noi ha un prezzo.
Nel 2008 disse che avrebbe chiuso col Commissario…
Sì, credevo fosse arrivato il momento di smetterla, ma poi ho pensato che era davvero un personaggio unico, che non mi avrebbe impedito di fare altro. È vero che per gran parte del pubblico io sono Montalbano, ma è anche vero che i pubblici sono tanti. Smetterò quando l’interpretarlo non mi darà più felicità.
Vedrebbe bene un trasloco di Montalbano al cinema?
Un cinema meno malato di quello di oggi si sarebbe già impadronito di Montalbano. Se e quando accadrà, ne sarò felice.
SILVIA DI PAOLA
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