Calcio
6:29 pm, 21 Febbraio 16 calendario

Il lungo addio Roma-Palermo senza Totti

Di: Redazione Metronews
condividi

CALCIO Francesco Totti è in tribuna per Roma-Palermo. Il capitano giallorosso, escluso dalla lista dei convocati dopo la rottura con il tecnico Luciano Spalletti, si è materializzato in un Olimpico che gli ha riservato una calda accoglienza (“un capitano, c’è solo un capitano” il coro dei tifosi al suo arrivo in tribuna) e, prima dell’inizio della gara, è stato negli spogliatoi per incoraggiare i compagni. Molto probabile che qui abbia incrociato anche lo sguardo di Spalletti (il tecnico giallorosso per antica tradizione non segue mai il riscaldamento dei giocatori in campo ma entra alla fine prioma del fischio d’inizio).  Ha ragione Spalletti o ha ragione Totti? Nel mondo a tinte giallorosse che palpita dentro il grande raccordo anulare oggi sarà una giornata lacerante. Perché  comunque vada a finire Roma-Palermo, sarà una partita senza Francesco Totti (addirittura non convocato), ed una partita senza Francesco Totti a queste latitudini è un qualcosa che semplicemente non esiste in natura. Spalletti non ha gradito la sua intervista, Spalletti non manda giù il suo voler ignorare la carta d’identità. E forse qualche ruggine c’era già da prima (il tecnico di Certaldo ha sempre velatamente accusato il capitano di aver messo la firma sul suo primo allontanamento da Roma).
L’assenza dell’uomo che ha fatto la storia della Roma, stasera, sarà l’inizio di una nuova era: perché la scelta di Luciano Spalletti di sfidare Totti ed il tottismo, di mettere fuori un’icona del calcio dopo avergli letto in faccia la data di scadenza è un fatto che costringe Pallotta e la società a scegliere. O il passato, per quanto enorme, oppure il futuro venduto da Spalletti. Very easy, direbebro a Boston. Eppure finora, l’unica persona ad aver detto al capitano romanista di appendere gli scarpini al chiodo è stata la moglie Ilary.
Il web è diviso tra romanticismo e pragmatismo, tra chi manderebbe il capitano in campo  fino a cinquanta anni come una reliquia e chi, come l’autore de  “la leva calcistica  del ‘68”, Francesco De Gregori (canzone abbastanza attuale, in questa circostanza) si produce in un chiaro «l’atleta è finito ma l’uomo può dare ancora tanto». Ma il fatto è che l’uomo Totti è il calciatore: le due cose non si sono mai scisse e neanche ora ci sono segni incoraggianti che lasciano presupporre che questo succeda.
Così, tra un parere di Lino Banfi («Spalletti troppo duro») ed uno di Mazzola (“sto con Francesco”) , la sintesi migliore la trova quella vecchia volpe di Sinisa Mihajlovic: «con più chiarezza e rispetto magari non si arrivava a questo». E invece –nonostante il plotone di manager che governano la politica e la comunicazione della società giallorossa-  ci siamo arrivati nel peggiore dei modi. E siamo ad un bivio. Il cuore contro il cervello di chi, pur rispettando la storia, vuol guardare avanti.
In altri posti le bandiere sono state ammainate senza troppi complimenti: l’ultimo giro di campo tra i fischi di Paolo Maldini, la stella del Real Madrid Raul finito a sgomitare per un posto ai confini della foresta nera in Germania, Del Piero spedito a giocare prima in Australia e poi in India, Zanetti che non aveva nemmeno diritto d’accesso negli spogliatoi di Mazzarri.
“Roma brucia”, titola la stampa straniera.
Ma non è vero affatto.
Roma sa che è appena iniziato un lungo addio e stenta a farsene una ragione.
È diverso. 
A.B.

21 Febbraio 2016
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il giornale
Più letto del mondo