mediterraneo
9:28 pm, 15 Febbraio 16 calendario

È rivolta sul regalo di mare ai francesi

Di: Redazione Metronews
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ROMA C’è chi l’ha già chiamata la “guerra dei gamberoni rossi” o del pesce spada. Il trattato bilaterale firmato in gran segreto il 21 marzo 2015 dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni per modificare i confini marittimi tra Italia e Francia ora che è venuto a galla sta scatenando un putiferio. Lega, M5S (che chiede al ministro Alfano di riferire in Parlamento), presidenti di Regione (come quello della Liguria) e organizzazioni dei pescatori sono insorti contro la possibile cessione a Parigi di pescosissimi tratti di mare.
Valutazioni in corso
«Sono in corso approfondimenti per una valutazione globale dell’accordo – ha spiegato il sottosegretario agli Esteri, Dalla Vedova – anche per l’eventuale avvio della procedura di ratifica parlamentare. Al momento comunque non è in vigore e quindi non è applicabile». È già, perché l’Italia questo accordo non lo ha approvato, mentre i francesi si sono affrettati a votarlo. E lo scorso gennaio lo hanno anche impropriamente applicato, fermando alcuni pescherecci che a loro dire avevano sconfinato. Per poi scusarsi subito dopo.
Una Convenzione del 1892
Tutto nasce dal fatto che la linea di frontiera in mare tra Italia e Francia risale alla Convenzione sulla pesca nella baia di Mentone del 18 giugno 1892, applicata “per consuetudine” pur se mai ratificata. Il nuovo accordo – come ha sottolineato il sottosegretario Dalla Vedova – mirava a colmare questo «significativo vuoto giuridico» con la «necessità di stabilire confini certi alla crescente proiezione di entrambi i Paesi sulle porzioni di mare ad essi prospicenti». I nuovi confini proposti, però, consegnano alla Francia alcuni dei tratti di mare più pescosi (come la “Fossa del cimitero” di fronte a Ospedaletti) ricchissima di pregiati gamberoni rossi. Ora in molti chiedono di fermare la “svendita”, con una presa di posizione chiara del governo. Per questo si prospetta un vertice tra ministero degli Esteri, delle Politiche alimentari e Regioni coinvolte (Liguria, Toscana e Sardegna).
 
“Arrestato in mare per un trattato fantasma”
Ciro Lobasso è tornato al lavoro sul suo peschereccio, la “Mina”, sequestrato dalla Gendarmeria di Nizza il 20 gennaio perché, per i francesi, aveva sconfinato. Dopo 7 giorni il comandante lo ha riavuto indietro, pagando una cauzione di 8.300 euro.
Come l’hanno trattata le autorità d’Oltralpe?
Come un delinquente: cercavano le armi sulla mia barca e mi hanno sequestrato il pescato. Continuavano a tirarmi fuori questo trattato che non esiste. Ho dovuto pagare un avvocato francese e uno italiano e non ho commesso nessun reato, perché il trattato non è in vigore. Se noi sconfiniamo la nostra Capitaneria ci chiama: loro sono partiti da Nizza per venirmi a prendere in acque italiane dove avevo sempre pescato. Ed ero almeno a 1 km dal confine: l’ho detto al comandante che voleva mettermi le manette per portarmi a Nizza! Ho chiamato subito la mia Capitaneria, ma non sapeva niente del trattato: neppure l’Ammiraglio ne era a conoscenza.
Che farà adesso?
L’accusa nei miei confronti è caduta. Voglio indietro la cauzione, perché quei soldi mi servono e il fermo della barca mi è costato. Ho due marinai stipendiati in regola, come vuole lo Stato italiano. Ma io lo Stato non l’ho visto vicino a me in questa storia. E, poi, ho un bambino di 2 anni e una bimba in arrivo a marzo: è stata  una settimana di tribolazione anche per mia moglie.
La sua storia ha comunque sollevato un bel vespaio…
Già, e speriamo che questo trattato non sia ratificato o è la fine per la nostra pesca: mare non ce n’è più e pescare dentro un secchio non si può!
ORIETTA CICCHINELLI

15 Febbraio 2016
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