Cannabis e sport Per Cliff si può fare
NBA La cannabis come alternativa medica per gli atleti professionisti. «È meglio di tanti farmaci sintetici che gli atleti prendono a fine giornata: quelli sono sintetici, mentre io sto parlando di qualcosa di naturale, che può portare benefici in termini di tensione muscolare o relax»: parola di “Uncle Cliffy”, nomignolo che Cliff Robinson, ex stella anni ‘90 di Portland (mica uno qualsiasi: è l’ottavo giocatore con piu presenze nella storia della Nba, 1380) probabilmente si porterà dietro per sempre. Come quell’immagine plastica, palla in mano e fascetta rossa in testa.
Tuttavia mister Robinson, tipo molto estroso, adesso ha deciso di cambiare quel suo nomignolo in “Uncle Spliffy” (alla lettera: zio cannone) subito dopo l’apertura di una attività di produzione e smercio di cannabis in Oregon, da un paio d’anni divenuto il quinto Stato americano a consentire l’uso della marijuana a scopi ricreativi.
Robinson ha parlato di «enorme quantità di stress fisico e mentale che gli atleti devono sopportare nel corso di una stagione, come un martellamento. Proprio per questo – ha poi aggiunto – i cannabinoidi sarebbero ideali per gli atleti».
Ma occhio: anche se negli Usa la cannabis è legale in 24 Stati (in 4 anche per uso ricreativo), la National Basketball Association per ora la indica come sostanza proibita e ne punisce l’uso. METRO
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