Tar, il ricorso dei tifosi discusso dopo la partita
CALCIO È come se ad un matrimonio uno dei due sposi non potesse invitare i suoi parenti. Niente trasferta a Torino per questa festa del bel calcio, infatti, per i tifosi napoletani: l’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, che fa capo al Ministero dell’Interno, ha disposto la chiusura del settore ospiti come, del resto, accadde a Napoli all’andata quando fu impedita la trasferta ai supporter bianconeri. Troppa la tensione tra le tifoserie, ed il pericolo per la sicurezza pubblica è dietro l’angolo. È vero: nel recente passato le trasferte dei napoletani allo Stadium si sono sempre lasciate dietro uno strascico di ingenti danni al settore ospiti, rotture di lavandini e sanitari nei bagni, tuttavia «c’è un velo di tristezza ed un senso di impotenza nell’assistere a questi divieti». A dirlo è stato il presidente del Coni,Giovanni Malagò, secondo cui «questa non è la soluzione». Caso vuole che sia appena ricorso (il 2 febbraio) il nono anniversario della morte dell’ispettore Filippo Raciti, che perse la vita negli scontri successivi a Catania-Palermo. E dal cumulo di misure emergenziali prese da un calcio sorpreso in contropiede dalla violenza non è mai nata una politica efficace. Anzi. Ieri come oggi vince la burocrazia. Tipo in questo caso: il Tar della Campania ha respinto la richiesta di sospensiva del divieto di trasferta per Juve-Napoli. Il ricorso sarà dibattuto il 23 febbraio: dieci giorni dopo la partita.
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