Maurizio Baruffaldi
6:16 pm, 7 Febbraio 16 calendario

Quella spietata legge della bionda

Di: Redazione Metronews
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OPINIONE Immaginette del terrore, stipate alle spalle del tabaccaio o nel distributore automatico: pezzi vivi di macelleria, piedi sventrati, buchi da pallottola in gola, moribondi intubati. Ma al fumatore i babau e le strette legali fanno il solletico, come le raccomandazione della mamma: Si, ok mamma, ciao. Quello smette solo se gli danno un referto pesante, o addirittura pochi mesi di vita. E magari quei mesi decide pure di goderseli aspirando la bionda di sempre. I più consapevoli ci provano a smettere, riescono, intanto contano i giorni come i galeotti, e facendolo continuano a pensare a lei. Non c’è più tra le labbra, ma circola come un fantasmino nel cervello. Fino a tornare tra le labbra.
Schiavi della dea nicotina
La dea nicotina non regala emozioni particolari, è solo spietata nel non farsi dimenticare. Arrivasse un essere da un altro pianeta si chiederebbe allucinato come sia possibile che gli umani aspirino il fumo di una combustione e ne provino piacere. C’è qualcosa di troppo profondo per pensare di combatterlo piantonando gli ospedali, o fermando una macchina dove è sembrato di scorgere una donna incinta e il gesto della boccata del guidatore. Con la divisa che annusa l’abitacolo come un segugio. Un genitore che fuma con il figlio a bordo è fuori. Non si rende conto. Tutte le dipendenze danno stupidità. E se per proibire bisogna avere un’eccezionale capacità di controllo, altrimenti il grottesco la fa da padrone, contro la stupidità cosa si fa?
MAURIZIO BARUFFALDI, GIORNALISTA E SCRITTORE

7 Febbraio 2016
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