Lo psicologo: fondamentale curare anche gli stalker
ROMA Sono passati sette anni da quando, il 23 febbraio 2009, lo stalking è diventato reato in Italia. «Si è lavorato abbastanza sul fronte della repressione e poco sulla cura degli stalker. I centri che seguono queste persone sono una manciata e scontata la pena uno su tre torna a vessare la sua vittima». Lo ricorda Massimo Lattanzi, coordinatore dell’Osservatorio nazionale stalking.
Lei ha proposto di prevedere un percorso obbligatorio di risocializzazione.
Queste persone nelle relazioni sono in guerra e, dopo la denuncia, vedono come nemici anche le istituzioni. Ascoltandoli in carcere abbiamo capito che bisogna dare loro consapevolezza della responsabilità delle azioni.
Lei sostiene che c’è una disparità di attenzione?
Su cento euro se ne spendono 95 sulle vittime e solo 5 sugli autori. Questo non paga nè sulla prevenzione nè sulla sicurezza: gli omicidi sono in lieve calo, ma i casi di violenza e stalking aumentano.
C’è un lavoro da fare in particolare sulle famiglie?
Bisogna evitare che i figli degli stalker subiscano traumi che possono riperpetuare il problema. Sulla prevenzione, i genitori non devono chiudere gli occhi di fronte agli episodi di aggressività.
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