PAOLA RIZZI
7:28 pm, 14 Gennaio 16 calendario

Le “nostre” donne in che senso?

Di: Redazione Metronews
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Breve riflessione a freddo sui fatti di Colonia. Leggendo le cronache e le reazioni ai  gravissimi episodi che si sono svolti nella notte di Capodanno ho imparato che in Europa le donne vivono in una sorta di Shangri-La, in mezzo a fiumi di latte e miele, rispettate nella loro libertà di fare ciò che vogliono, come vogliono, quando vogliono e che un’orda organizzata di musulmani ubriachi (come organizzato e ubriaco possano stare insieme solo Maometto lo sa) ha messo consapevolmente le mani addosso oltre che ai loro corpi, anche ai loro diritti e quindi all’intero sistema valoriale della cultura laica europea. Per ora sappiamo che per lo più gli aggressori identificati sono nordafricani, non  sinonimo di musulmani anche se  la matrice culturale di origine  fa riferimento all’Islam, che non credo comunque in nessuna sura inviti allo stupro di massa. Se le aggressioni fossero state coordinate tra gruppi di sbandati sarebbe un fatto inquietante, per ora ancora non dimostrato. Intanto comunque bastano e avanzano le responsabilità individuali a prescindere da razza, nazionalità e religione. 
Detto questo, forse è bene ricordare che anche nella civilissima Europa  credo non ci sia una sola donna che nella sua vita non abbia sperimentato, più di una volta, almeno un tipo di molestia o abuso sessuale,  dal palpeggiamento fino allo stupro. Dalla scuola media in poi ognuna di noi ha dovuto fronteggiare dalle aggressioni di piccoli branchi di birbanti adolescenti fino a cose molto più serie e devastanti. Su questo fronte purtroppo, non c’è nessun diritto acquisito per sempre ma è una battaglia quotidiana che a volte si perde e qualcuna, non poche, ci rimette anche la pelle. Basta leggere i giornali.
Quindi quelli che parlano delle “nostre donne” minacciate dallo scontro di civiltà farebbero bene a fermarsi due minuti a riflettere. Le “nostre donne” hanno parecchi problemi anche con i “nostri uomini”. Un certo scontato atteggiamento predatorio nei confronti del corpo femminile attraversa trasversalmente tutte le culture e le civiltà, in misura maggiore o minore. Da noi per fortuna minore e soprattutto sempre meno accettabile. Ma nessuno è indenne e la strada è ancora lunga.  A cominciare dalle parole. Molte lo hanno detto in questi giorni, ma è bene ripeterlo: per favore  l’aggettivo possessivo “nostre” riferito a donne, dimenticatevelo.

14 Gennaio 2016
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