Davide Van De Sfroos/musica
4:30 pm, 11 Gennaio 16 calendario

Davide: Dopo Synfuniia? Torno alle mie radici folk

Di: Redazione Metronews
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ROMA È un fiume che non puoi arginare né, tantomeno, contenere in un pugno di parole. Proprio come la sua musica che, sfrontata, senza limiti, va dove le pare. Davide Van De Sfroos procede spedito col suo Synfuniia che sbarca al Mondadori-Bookstore di via Appia Nuova 51, il 13 gennaio (h18).
Van De Sfroos, com’è nata la scelta di ridare vita, in questo album, ad alcuni successi escludendone altri?
Tutta colpa del maestro Vito Lo Re che, con la Bulgarian National Radio Simphony Orchestra, ha trasformato 14 canzoni in vere colonne sonore. Io sono solo il padre di quelle creature che lui ha scelto. Mi ha sottoposto una scaletta di brani di cui aveva già in testa l’arrangiamento.
Il 30 e 31 gennaio, agli Arciboldi, Synfuniia sarà eseguito live in due date sold out. Soddisfatto?
Direi di sì! L’album, uscito il 4 dicembre, è nato per un concerto ma c’è stato subito il raddoppio. Ovvio che non sia piaciuto a chi, magari, era abituato al folk, ma ha conquistato i molti che si sono divertiti quanto me nel sentire pezzi come Mad Max e La Balera completamente riarrangiati da Lo Re. È stato come portare la 500 in officina e vederla uscire trasformata in auto da Fast & furious. Incredibile!
Quindi non dobbiamo temere una mutazione del “nostro” Van De Sfroos?
Assolutamente! È solo un’avventura, un vestito nuovo. Ho fatto un giro in Tibet, anziché andare in Nepal: me lo potevo permettere dopo tanti anni. Ma questo non vuol dire che resto lì ad abitare. Anzi, ora torno alle mie radici folk primordiali: da febbraio inizio a lavorare, con un gruppo di giovani nella zona di Lecco.
Il suo Sanremo 2011 fu un successo con Yanez. Lo rifarebbe?
Ogni festival è diverso e quello di Morandi era quasi alternativo, con canzoni alla Tenco, felice di averlo fatto. Oggi avrei paura a rifarlo, ma se capita l’occasione giusta, perché no?!
Musicista, scrittore, regista, ma quante anime ha?
È il mio spirito infantile che non mi dà tregua: mi rendo conto a 50 anni che, nonostante tutto, sono come un bambino. Voglio sempre cambiare strumento, a volte le canzoni non sono sufficienti a esprimere tutto e allora scrivo libri. Ho voglia di filmare quando incontro persone che hanno molto da dire, insomma, non trovo pace. Meglio così: il bambino irrequieto che è in me mi salva dalla noia.
ORIETTA CICCHINELLI
 

11 Gennaio 2016
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