Bandiera
6:32 pm, 5 Gennaio 16 calendario

Storia del tricolore la bandiera che si festeggia il 7 gennaio

Di: Redazione Metronews
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ITALIA Il 7 gennaio da qualche anno si celebra la festa della bandiera tricolore italiana, festa voluta dal presidente Ciampi che ha portato anche un giorno di vacanza ma poi è caduta nel dimenticatoio. Quale è la storia della nostra bandiera? La vulgata vuole, forse non a torto, che il nostro tricolore sia ispirato a quello francese nato con la rivoluzione. Sicuramente c’è del vero, almeno per quanto riguarda la forma e le bande verticali. D’altro canto il periodo in cui si definisce e si afferma la bandiera italiana è proprio quello degli anni e dei decenni tra fine Settecento e inizio Ottocento, spinto soprattutto dai patrioti illuministi quando non apertamente giacobini. Ma non bisogna dimenticare che c’è una storia più lunga, precedente, che costituisce un potente antefatto per la nascita del Tricolore. In particolare per la scelta dei colori, che sono assai radicati nella nostra storia. Certo, la scelta finale ufficiale di bianco, rosso e verde ha probabilmente molte concause, alcune anche un po’ casuali, e forse un’esatta certificazione del perché abbia prevalso la scelta di accostare questi colori non si potrà mai più ottenere. Ma senz’altro è utile e forse sorprendente che verde, bianco e rosso sono i colori che già Beatrice indossa nel Paradiso di Dante. E sono colori che si ritrovano in diverse tradizioni locali delle feste medievali. È il caso ad esempio di Dolceacqua, nel Ponente Ligure, dove un’antica festa contadina è tutt’ora celebrata dalla confraternita dei Bastianin con rami d’alloro e decorazioni a base di ostie tricolori: proprio bianche rosse e verdi. Dove i tre colori rappresentano rispettivamente la purezza, il martirio (quello di San Sebastiano la cui festa è l’occasione per questi riti), e la speranza.
Ma veniamo ai tempi più recenti, e anche qui troveremo qualche sorpresa. Dicevamo che in qualche modo il nostro tricolore nasce a imitazione di quello d’oltralpe. Secondo un’analisi più cinica, si potrebbe addirittura sostenere che al di là della retorica successiva (e non considerando gli antecedenti storici che invece è interessante considerare) i colori  bianco, rosso e verde non hanno per l’Italia alcun significato particolare, ma sono solo imitazione (e differenziazione) dell’analogo tricolore francese. In quello, il rosso e blu rappresentavano i colori di Parigi, mentre il bianco fu aggiunto a rappresentare la dinastia Borbone quando nel 1790 la rivoluzione non aveva ancora virato su posizioni anti-monarchiche. Quando in Italia si diffusero prima le idee giacobine e poi le armate napoleoniche, i simpatizzanti, in contrasto con i governi locali dell’ancien regime, adottarono la bandiera tricolore mutando il blu in verde per dargli la connotazione italica. Quando le truppe dei rivoluzionari francesi arrivarono in Italia con le campagne del 1796, varie mini-repubbliche di ispirazione giacobina adottarono quasi tutte, con varianti di colore, bandiere caratterizzate da tre fasce colorate, e anche i reparti militari “italiani” che affiancavano l’esercito guidato da Bonaparte si diedero analoghi stendardi. Come dicevamo la scelta finale dei tre colori non ha motivazioni strettamente italiane, ma allo stesso tempo si potrebbe chiedere perché si scelse il verde al posto del blu e non si fecero invece altre variazioni. Certo, era una delle cose più facili, ma secondo alcuni studiosi ci furono anche motivazioni contingenti, tutte legate soprattutto ai luoghi dove più erano presenti le truppe francesi, nel nord Italia. Importante ad esempio fu il fatto che il bianco, rosso e verde, a strisce verticali come oggi, furono adottati come stendardo dalla Legione Lombarda, proprio perché colori di quella regione, dato che il bianco e rosso comparivano nell’antichissimo stemma comunale di Milano mentre fin dal 1782 erano verdi le uniformi della Guardia civica milanese. Quindi il tricolore italiano ha radici lombarde. Consacrate poi sempre lungo il Po dalle scelte degli emiliani e dei romagnoli: gli stessi colori, infatti, furono adottati anche negli stendardi della Legione Italiana, che raccoglieva i soldati di quelle terre. Il verde infatti aveva anche un’origine bolognese: nel 1794 un fallimentare tentativo di insurrezione organizzato da due giovani studenti, Luigi Zamboni e Giovanni Battista De Rolandis, fu caratterizzato dalla diffusione di coccarde bianco, rosso e verdi. Secondo alcuni storici la scelta del colore verde da parte dello Zamboni sarebbe stata determinata dal fatto che tale colore è il simbolo della speranza e “l’Italia era solo una speranza”; secondo altri il bianco, rosso e verde erano i tre colori evidenziati nel rito di iniziazione di alcune logge massoniche italiane. Grazie alla Legione Italiana, a seguire, la Repubblica Cispadana confermò i tre colori nella sua bandiera, il primo vessillo tricolore italiano: siamo a Reggio Emilia, è il 7 gennaio 1797, motivo per cui è stata scelta questa data, anche se non mancano le polemiche campanilistiche. Reggio si considera la città del Tricolore e vede questa sua primazia confermata dalla festa, ma Bologna contesta richiamandosi al precedente di Zamboni e De Rolandis come vera invenzione originaria della bandiera tricolore italiana. Torando al 7 gennaio 1797 a Reggio Emilia, il Parlamento della Repubblica Cispadana, su proposta del sacerdote Giuseppe Compagnoni, originario di Lugo e deputato di Ferrara, decretò “che si renda universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di Tre Colori Verde, Bianco, e Rosso, e che questi tre colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti”. Nei giorni seguenti fu decretato che “in tutti i luoghi ove si alza insegna di sovranità venga piantata la bandiera tricolore verde, rossa e bianca”, e con questo come con altri simboli si intendeva dire che la bandiera era aperta a rappresentare via via più terre d’Italia possibile e non era destinata a limitarsi al ruolo di vessillo locale. In quella prima bandiera adottata all’unanimità, i colori erano posti in senso orizzontale (a differenza delle fasce verticali di oggi): quello rosso, il primo in alto, portava l’iscrizione: libertà-eguaglianza; quello bianco, nel mezzo, conteneva lo stemma con il turcasso rosso e le iniziali R. e C. (Repubblica Cispadana); quello verde, in basso, su cui le bandiere militari portavano iscritto il nominativo dei reparti. Quando poi il 18 luglio 1797 Napoleone diede il suo consenso all’unificazione della Lombardia con l’Emilia Romagna, avvenne la fusione delle Repubbliche Transpadana e Cispadana in un solo Stato: la Repubblica Cisalpina che nella seduta dell’11 maggio 1798 scelse il Tricolore come bandiera: “La Bandiera della Nazione Cisalpina è formata di tre bande parallele all’asta, la prossima all’asta verde, la successiva bianca, la terza rossa. L’asta è similmente tricolorata a spirale, colla punta bianca”. Era così natto il tricolore nella forma odierna. Nel gennaio 1802 fu proclamata la Repubblica Italiana, con Napoleone presidente e dal 20 agosto si scelse per bandiera sempre il Tricolore, ma di nuova forma: un quadrato a fondo rosso, in cui era inserito un rombo a fondo bianco, in cui era inserito, a sua volta, un quadrato a fondo verde. Il 26 maggio 1805 con l’incoronazione di Napoleone la Repubblica lasciò il posto al Regno d’Italia, che comprendeva l’Italia settentrionale e centrale, nel quale ancora una volta il Tricolore fu confermato come bandiera, con però il rombo bianco al centro che delimitava quattro triangoli di cui due verdi e due rossi.
Dopo il Congresso di Vienna, il tricolore non sparisce e rimane a ricordo dei “vecchi tempi”, comparendo come simbolo usato nei moti del 1817 a Macerata, in quelli del 1820 a Nola, a Napoli, a Messina e a Palermo, durante i processi lombardi contro Maroncelli, Pellico e Confalonieri, e nella rivolta in Piemonte nel 1821, nelle insurrezioni e condanne a Modena e nel Cilento nel 1828, nei moti del 1831 in Romagna e nelle Marche. Mazzini, fondatore della Giovine Italia (1831) adottò il tricolore come simbolo dell’Italia futura e fece giurare davanti ad esso gli aderenti alla sua organizzazione. Probabilmente per questo il tricolore sventolò per la prima volta nelle strade in una manifestazione a Genova il 10 dicembre del 1847, nell’anniversario dell’insurrezione popolare del 1746, ma con un chiaro significato patriottico ed antiaustriaco. Nella festa genovese, fra i vari stendardi, spiccavano due tricolori: uno lo issava Goffredo Mameli, che poche settimane prima aveva composto il Canto degli Italiani futuro inno nazionale, l’altro Luigi Paris. Quando cominciò la stagione del ‘48 e della concessione delle Costituzioni, la bandiera era ormai entrata nel simbolismo patriottico italiano e fu usata in modo diffuso da Milano a Venezia, da Roma a Palermo, per essere poi anche l’emblema delle ultime repubbliche, la Romana e la Veneta. Il 23 marzo del 1848, intanto, al momento di varcare il Ticino ed intraprendere la guerra all’Austria, Carlo Alberto adottò il tricolore (che non era presente nello Statuto albertino) come bandiera del proprio esercito, mettendo nella banda bianca lo stemma dei Savoia: il proclama che annuncia alla popolazione del Lombardo-Veneto la prima guerra d’indipendenza termina con le parole “per viemmeglio dimostrare con segni esteriori il sentimento dell’unione italiana vogliamo che le Nostre Truppe (…) portino lo Scudo di Savoia sovrapposto alla Bandiera tricolore italiana”. Nonostante la sconfitta, nel 1849 il Tricolore divenne simbolo del Regno di Sardegna. Allo stesso tempo pur non essendo la bandiera ufficiale della irregolare spedizione dei Mille, divenne comunque il vessillo innalzato su torri e campanili di pari passo con l’avanzare della campagna garibaldina. Con la legge del 17 marzo 1861 n. 4671 veniva proclamato il Regno d’Italia, di cui la bandiera della prima guerra d’indipendenza diveniva per consuetudine il vessillo nazionale. Ma la mancanza di una apposita legge al riguardo – emanata soltanto per gli stendardi militari – portò alla realizzazione di vessilli di foggia diversa dall’originaria. Nel primo centenario del Tricolore, il 7 gennaio 1897, la bandiera fu celebrata a Reggio Emilia nella sua forma più essenziale e cantore se ne rese Giosuè Carducci, il quale si rivolse alla bandiera con queste parole: “quei colori parlarono alle anime generose e gentili, con le ispirazioni e gli effetti delle virtù onde la patria sta e si angusta: il bianco, la fede serena alle idee che fanno divina l’anima nella costanza dei savi; il verde, la perpetua rifioritura della speranza a frutto di bene della gioventù dei poeti; il rosso, la passione ed il sangue dei martiri e degli eroi!”. Tutta la Grande Guerra fu combattuta all’ombra della bandiera tricolore, eppure non c’era ancora stata alcuna formalizzazione in proposito.  La materia riguardante la bandiera venne infatti organicamente disciplinata solo con il regio decreto-legge del 24 settembre 1923, n. 2072, convertito nella legge 24 dicembre 1923, n. 2264. In seguito anche la Repubblica di Salò mantenne il Tricolore con un’aquila al posto dello stemma sabaudo.
Dopo la nascita della Repubblica, un decreto legislativo presidenziale del 19 giugno 1946 stabilì la foggia provvisoria della nuova bandiera, confermata dall’Assemblea Costituente nella seduta del 24 marzo 1947 e inserita all’articolo 12 della nostra Carta Costituzionale (a differenza dell’inno nazionale che in Costituzione non c’è): “La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a bande verticali e di eguali dimensioni”. Di recente sono infine stati fissati i criteri esatti per definire i tre colori della bandiera.
Osvaldo Baldacci

5 Gennaio 2016
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