Inquinamento
4:00 pm, 29 Dicembre 15 calendario

L’esperto di smog “Ecco perché il Pm10 non cala”

Di: Redazione Metronews
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MILANO Vorne Gianelle è responsabile del Centro Regionale lombardo Monitoraggio Qualità dell’Aria. «Mi occupo di questi temi da 25 anni», dice, «e la materia è molto complessa. Se si spegne una fonte di inquinamento, gli inquinanti restano nell’aria. Un po’ come accade quando si chiude una fognatura che sbocca nel mare: gli inquinanti rimangono nell’acqua, a galleggiare, magari trasformandosi, ma rimangono lì». Gianelle usa questa metafora per aiutarci a interpretare gli ultimissimi dati relativi alla città di Milano: il tanto temuto Pm10, le polveri sottili insomma, anziché diminuire dopo il primo giorno di blocco totale, resta lì, anzi, semmai aumenta di un poco. Diminuiscono le emissioni, quindi, ma non le concentrazioni: questo perché le centraline rilevano non le polveri emesse in loco, ma quelle che si trovano in quel punto e in quel momento, trasportate da altrove. Oramai siamo al 34° giorno di fila di polveri sottili oltre la soglia di allarme, il 99° giorno complessivo (il limite europeo è 35). Qualche altro dato (fornito dall’Arpa Lombardia) aiuta a capire la situazione: alla stessa data, l’anno scorso, particolarmente piovoso, a Milano i giorni di superamento erano invece stati 68, 81 nel 2013, 104 nel 2012, 130 nel 2011, 82 nel 2010, 103 nel 2009, 109 nel 2008, 129 nel 2007, 146 nel 2006, 150 nel 2005, 134 nel 2004, 151 nel 2003, 162 nel 2002. C’è stato un certo miglioramento, insomma, sul lungo periodo, ma la situazione è lontana dall’essere ottimale.
Gianelle, perché dopo il primo giorno di blocco le polveri sono aumentate?
«Andiamo con ordine. La prima cosa da dire è che l’atmosfera, non piovendo da molto, è carica di inquinanti. Togliendo una sorgente per un breve periodo, gli inquinanti non calano se non lentamente».
E il traffico?
«E’ certamente una sorgente importante di inquinanti, ma non è l’unica. Teniamo conto degli impianti di riscaldamento».
Il meteo non aiuta.
«No, certo, C’è calma di vento. Significa che il vento si sposta a 1 metro al secondo, 3,6 Km/h. Una massa d’aria piena di inquinanti compie un tragitto di 40 km in 12 ore. Un’area rappresentativa per misurare l’inquinamento dovrebbe essere di 1000 km quadrati».
Questo significa che le polveri continuano a essere molte, nel punto in cui vengono rilevate dalle centraline, perché provengono da un’area distante.
«Sì. Ecco perché, perdurando la bava di vento, il blocco deciso dal Comune difficilmente avrà effetti avvertibili in questi pochi giorni. E c’è un altro aspetto di cui tenere conto».
Quale?
«Gli inquinanti si dividono in primari e secondari. Quelli primari sono strettamente legati alle emissioni, per esempio il monossido di carbonio. Quelli secondari, come l’ozono, si formano nell’altmosfera grazie all’interazione con altri inquinanti. Ora, il Pm10 è una via di mezzo: ha una componente primaria (si tratta delle polveri prodotte dalle auto, anche quelle elettriche, perché vengono prodotte da pneumatici o freni) e una componente secondaria (gli ossidi di azoto, nell’aria si combinano con l’ammoniaca e si trasformano in particelle, i sali di ammonio). Ecco un’altra ragione per cui il Pm10 non è debellabile con provvedimenti isolati. Non è un inquinante, ma un universo di inquinanti».
Dobbiamo arrenderci?
«Assolutamente no. Non bisogna trarre da tutto questo conclusioni così drammatiche. Negli ultimi anni molto si è fatto e la situazione è comunque migliorata, complessivamente, basti pensare alle marmitte catalitiche, alla benzina senza piombo, ai filtri antiparticolato messi ai diesel eccetera. La domanda è: si sarebbe potuto agire più velocemente?».
SERGIO RIZZA
Twitter: @sergiorizza

29 Dicembre 2015
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