Maurizio Baruffaldi
5:20 pm, 15 Dicembre 15 calendario

La bellezza retorica del calcio

Di: Redazione Metronews
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La Fiorentina è troppo elegante per essere spietata. Il Napoli troppo dipendente dal suo centravanti e dalla sua storia. La Roma un barcone troppo impegnato a restare a galla. La sfida si annuncia antica: Inter o Juve. Che si odiano e si somigliano. Non fanno giocare gli avversari come vorrebbero, tanto il gol arriverà per asfissia, fortuna, colpo da campione.
Non una grande bellezza, ok, eppure il “primo non prenderle” può averne una tutta sua: il Leicester di Claudio Ranieri, l’allenatore impossibile da amare, è una squadra che mi emoziona. Quindi è bella. Sento l’odore della battaglia: sana, senza livore, bieche furbizie. Lo spremere il massimo da se stessi, perché non sai mai quanto può valere, quel massimo. Retorica?
Certo, lo sport non può rinunciare alla sua retorica. Tutti per uno, uno per tutti. E quell’uno, Jamie Vardy, è un uomo che a venticinque anni (oggi ne ha ventotto) giocava in quella che sarebbe la nostra Eccellenza. Fino all’anno prima faceva l’operaio in una fabbrica di apparecchi ortopedici.
E per sei mesi è sceso in campo con un braccialetto elettronico alla gamba, punito per una rissa in un pub.
La sua vita basta e avanza per farne l’epica di cui abbiamo disperato bisogno. La sua faccia e il suo fisico sono spigolosi come le sue traiettorie, secche e velocissime. Come un diapason, sente il gol. Vardy è sempre in anticipo. Ed è arrivato in ritardo. 
 
MAURIZIO BARUFFALDI
giornalista e scrittore

15 Dicembre 2015
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