Maurizio Zuccari
6:00 pm, 14 Dicembre 15 calendario

Siria, una partita a scacchi

Di: Redazione Metronews
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OPINIONI. A raccontarla meglio sono le vignette. Quella di Patrick Chappatte, dove un tank turco infila il cannone sotto la sabbia, a suggere petrolio, mentre Kobane brucia. O l’altra dove un Erdogan mascherato da ladro promette aiuti ai siriani mentre fa bottino dei loro beni. L’occasione per l’ultima messa in berlina del premier turco è data dalla documentata denuncia a Strasburgo e all’Aja fatta da Farés el-Chehabi, presidente della camera di commercio siriana, sulle razzie nell’ex polo industriale di Aleppo, smantellato e portato oltre confine dall’Is grazie ai turchi.
Così, dopo il petrolio si scopre che anche quel che resta del disastrato patrimonio industriale siriano prende pezzo a pezzo la via di Ankara per essere svenduto con la connivenza dei famigli e l’apporto delle mafie locali, ma l’Ue resta sorda e muta. Anzi, dopo i tre miliardi di euro elargiti alla Turchia perché spranghi ai profughi siriani le porte d’Europa, la Bers (Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo) ha acquistato il 10% della Borsa di Istanbul, avviando un vasto programma di aiuti all’economia di regime.
Mentre l’Europa che conta punta sempre più sul nuovo Solimano, alla faccia di denunce e vignette e della ventilata lotta al Califfato che ha nella Turchia uno degli sponsor più inattaccabili, la Siria resta teatro della partita a scacchi tra Ankara e Mosca. Dopo l’abbattimento del Sukhoi russo, Erdogan ha ottenuto quella no-fly zone richiesta da anni, ma nel nord della Siria non volano più i suoi aerei, e neppure quelli della coalizione anti Isis a guida occidentale, dopo lo schieramento dei missili S-400 russi. E mentre continuano le schermaglie tra i due paesi (nell’Egeo un peschereccio turco è stato allontanato a cannonate), la Russia sperimenta nuove armi, dai missili balistici lanciati dai sottomarini nel Mar Caspio ai bombardieri Su-34. Da parte sua, Ankara muove i corazzati da Ninive a Mosul – con le proteste del governo iracheno – rilanciando in Kurdistan la partita in stallo nel Turkmenistan. Ma il tempo è dalla sua. L’impegno russo, rivelano al Rusi, un pensatoio dell’Intelligence britannica, stimato da Mosca in poco più di un miliardo di dollari per il 2016, sfora già i 3 miliardi. Un salasso che Putin non può permettersi, specie se l’Europa continuerà a mettersi di traverso. Mettendo testa e cannoni sotto la sabbia, come nella vignetta di Chappatte. 
MAURIZIO ZUCCARI,  giornalista e scrittore

14 Dicembre 2015
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