Quando Hanks aspettava la guerra nucleare
CINEMA Quando il muro si costruiva dentro Berlino, i nemici erano chiari e la guerra era Guerra Fredda. Quando esistevano persino spie che credevano in qualcosa. Magari nel comunismo come la (vera) spia di cui ci racconta Steven Spielberg nel suo ultimo film, “Il ponte delle spie” (dal 16 in sala), ispirandosi a fatti realmente avvenuti. Il protagonista è uno splendido Tom Hanks nei panni dell’avvocato James Donovan che nel 1962 negoziò il primo scambio di prigionieri fra Usa e Urss sul ponte di Glienicke. Per Hanks è la quarta volta con Spielberg, il quale giura di essere «un fanatico di storia, la prima cosa che mi ha legato ad Hanks quando è nata la nostra amicizia: entrambi eravamo molto interessati agli eventi storici e da allora ci siamo sempre scambiati documentari, libri e film».
Che ricordo ha lei, Mr. Hanks della Guerra Fredda?
Sono i ricordi di un bambino di 10 anni che era sicuro che ci sarebbe stata una terza guerra mondiale, che si divertiva un mondo durante le esercitazioni antiatomiche che si facevano a scuola con le maschere antigas!
Chi è l’avvocato Donovan?
Un uomo reale di grande moralità che accettò un po’ controvoglia la difesa di una spia russa, ma che, una volta preso questo impegno, affrontò anche il disprezzo della gente per difendere i principi della giustizia americana che ad ogni uomo riconosce il diritto alla difesa.
Lei è noto per le sue trasformazioni camaleontiche, infatti ha già cambiato look…
Sì, sto girando “Sully”, il nuovo film di Clint Eastwood, dove interpreto il pilota Chesley Sullenberg che nel 2009 salvò tutti i passeggeri di un aereo caduto nell’Hudson dopo che uno stormo di uccelli aveva fatto saltare i motori. SILVIA DI PAOLA
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