Delitto Garlasco/Chiara Poggi/Alberto Stasi
1:30 pm, 11 Dicembre 15 calendario

Garlasco: Un caso dal percorso accidentato

Di: Redazione Metronews
condividi

ROMA Annullare con rinvio la sentenza emessa un anno fa che ha condannato a 16 anni Alberto Stasi per l’omicidio di Chiara Poggi. È la richiesta del sostituto pg della Cassazione Oscar Cedrangolo nel processo Garlasco, che si sta celebrando davanti alla Quinta sezione penale della Suprema Corte. Contro quella sentenza avevano presentato ricorso per opposti motivi l’imputato e il Pg di Milano.Il giovane bocconiano non è presente in aula; la stessa scelta l’hanno fatta i genitori di Chiara.
Un caso giudiziario dal “percorso accidentato”. Così il presidente della V sezione penale della Cassazione, Maurizio Fumo, ha definito il processo sull’omicidio di Garlasco, dopo la lunga relazione svolta dal giudice Rosa Pezzullo, durante l’udienza che vede come unico imputato Alberto Stasi, condannato in appello-bis a 16 anni di carcere per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi (nell’agosto del 2007). L’udienza è ora sospesa per una breve pausa, dopo la quale prenderà la parola il sostituto pg, Oscar Cedrangolo, per la sua requisitoria. “Non siamo in un quarto giudizio di merito – ha rilevato il presidente Fumo in Aula – dobbiamo attenerci ai limiti del giudizio di Cassazione”.
La cronologia
Il corpo senza vita della ragazza viene trovato il 13 agosto del 2007 nella sua villetta di Garlasco, nel pavese. Il cadavere è sulle scale che portano alla tavernetta della villa.
Il 16 agosto vengono resi noti gli esami autoptici: la ragazza è stata uccisa con un oggetto metallico (mai identificato) tra le 11 e le 11.30.
Il 20 agosto Alberto Stasi viene ufficialmente indagato per omicidio volontario, con l’aggravante della crudeltà: rischia l’ergastolo.
Il 13 settembre Stasi, dopo aver revocato il mandato all’avvocato Giovanni Lucido, nomina 3 nuovi legali: il professor Angelo Giarda e gli avvocati Giuseppe e Giulio Colli.
Il 24 settembre Stasi finisce in carcere su provvedimento del pm Rosa Muscio. Il 28 settembre il gip di Vigevano, Giulia Pravon, scarcera Stasi: gli indizi non sono sufficienti.
Il 16 novembre la consulenza tecnica dei carabinieri del Ris dice che non ci sono tracce di persone estranee nella villa.
Il 20 dicembre c’è una nuova accusa per Stasi: detenzione e diffusione di materiale pornografico. Il 16 aprile 2008, dopo 8 mesi viene dissequestrata la villa, i genitori di Chiara possono rientrare nella loro casa.
L’8 ottobre la procura di Vigevano chiude l’inchiesta.
Il 3 novembre Stasi viene rinviato a giudizio.
Il 28 marzo 2009, a sorpresa gli avvocati di Stasi chiedono che il proprio assistito sia processato con il rito abbreviato.
Il 9 aprile inizia il processo. L’accusa chiederà 30 anni per Stasi; la difesa invece l’assoluzione.
Il 17 dicembre 2009 la sentenza: Stasi viene assolto per insufficienza di prove.
Il 30 aprile 2010 il ricorso in appello dei sostituti procuratori Rosa Muscio e Claudio Michelucci, con quello dell’avvocato di parte civile Gian Luigi Tizzoni. Tre sostanziali novità negli atti d’appello: la richiesta di un esame approfondito su un capello castano chiaro lungo 1,2 centimetri trovato nella mano sinistra della vittima; un riesame del martello sequestrato in casa Stasi; l’ampliamento della forbice per l’orario della morte.
Il 7 dicembre 2011 anche la corte d’Appello di Milano assolve il ragazzo. Non ha convinto il collegio presieduto da Anna Conforti la ricostruzione del delitto proposta dal sostituto procuratore Laura Barbaini.
Il 18 aprile 2013 la prima sezione penale della Cassazione annulla l’assoluzione inducendo la disposizone di un nuovo, ulteriore, processo d’appello.
17 dicembre 2014 Stasi è stato condannato a 16 anni di reclusione dai giudici della prima Corte d’Assise e d’Appello di Milano, davanti ai quali si è celebrato l’appello bis.

11 Dicembre 2015
© RIPRODUZIONE RISERVATA