Maurizio Baruffaldi
4:17 pm, 22 Novembre 15 calendario

Giubileo, rinunciare è la vera prova di forza

Di: Redazione Metronews
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OPINIONE. Da non credente trovo medioevale la forma della ricorrenza del Giubileo. I pellegrini che vengono a Roma devono attraversare almeno una porta santa, confessarsi, pregare, e ricevere così la cancellazione de peccati commessi. Né più né meno che un’amnistia celeste. Le origini ebraiche dell’anno santo si vantavano però di altre ambizioni: restituire l’uguaglianza a tutti, offrire aiuto a chi aveva perso proprietà, e ridare la libertà agli schiavi. Ai ricchi ricordava che prima o poi questi schiavi, raggiunta l’eguaglianza, avrebbero rivendicato i loro diritti. È come se la Chiesa cattolica avesse eliminato il po’ troppo ‘comunista’ in favore della meno impegnativa, e aleatoria assoluzione. Spogliando la questione di senso politico. Ma anche se ben diverso da quello delle origine ebraiche, un senso politico questo Giubileo è costretto a considerarlo. Perché quella che chiamiamo sicurezza è politica e coinvolge tutti noi, fedeli al nostro vivere quotidiano. Giubileo sì, Giubileo no. Una risposta va cercata anche nel religioso. Su queste pagine Claudio Camarca ‘pregava’ laicamente: non si faccia. Portava immagini dal futuro immediato, dipingendo una città di sole divise armate, a circondare pecorelle smarrite che dovrebbero raccogliersi e pregare nel profondo. Un profondo che è però inavvicinabile sotto la cappa del terrore. Leggendo, ho sentito la partecipazione: l’essere pecorella e l’essere militare, intercambiabili. Ho pensato che il rinunciare sia la vera prova di forza. Per non farsi rubare, violentare il momento. Non cedere, ma concedere rispetto all’intimità richiesta. E non costringerla alla sola ritualità, svuotata. Anche senza attraversare porte o accalcarsi alle transenne, si può invocare il proprio Dio. Che sono certo assolverà, orgoglioso della fatica e dell’intelligenza. 
MAURIZIO BARUFFALDI, giornalista e scrittore

22 Novembre 2015
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