Alessia Chinellato
4:36 pm, 17 Novembre 15 calendario

La guerra al tempo dei #social

Di: Redazione Metronews
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OPINIONE Nessuno dimenticherà il 13 novembre 2015. Google, il motore di ricerca più potente al mondo, listato a lutto. Era accaduto, prima, per la strage nella redazione del giornale satirico Charlie Hebdo. Così come gli account di tutti i principali giornali, specialmente nella loro edizione on line. 
Per chi – la notte del 13 novembre – si è affacciato sulla rete è stato subito chiaro ed evidente il ruolo primario che il web ha giocato nella #FranceUnderAttack.
Numerosi gli hastag attraverso i quali la situazione è andata dipanandosi, ora dopo ora. Il Presidente Hollande -al momento dell’attacco terroristico – è sparito per qualche ora. Di lui rimanevano solo i pixel che lo immortalavano allo stadio dove seguiva #FranciaGermania. Portato in un luogo sicuro, non ha mancato di twittare un accorato slogan patriottico contro i terroristi. Insomma: se 140 caratteri posson bastare: il tweet delle 2.30 di notte dall’Eliseo ha raccolto qualcosa come 58.000 retweet. 
Face à l’effroi, il y a une Nation qui sait se défendre, sait mobiliser ses forces et, une fois encore, saura vaincre les terroristes.
Nelle ore di vicinanza l’ex presidente Clinton @billclinton ha racimolato 9.900 retweet col suo 
My thoughts and prayers are with everyone in Paris tonight 
Da Twitter è partita pure la rivendicazione dell’attentato dei gruppi jiadisti. Sempre sui social network è nata, spontaneamente, l’iniziativa di alcuni parigini che hanno aperto le proprie case agli sfollati, denominata #porteouverte. Una città capace di reagire e accogliere le vittime. Le prime foto e video postati sui social sono quelli poi rilanciati dagli speciali in onda sulle tv di tutto il mondo ancora oggi, a distanza 5 giorni dall’accaduto.
Il reporter eroe di @lemondefr – poi ferito – si trovava per caso nei pressi del teatro #Bataclan e ha documentato in diretta l’eccidio con il suo smartphone. 
Facebook ha testato il servizio #safetycheck, un nuovo servizio che ha permesso a molti di comunicare ai propri cari di stare bene, scatenando un’onda di polemiche. In medio oriente, infatti, stragi dai numeri simili non hanno avuto eguale attenzione ‘Social’.
Anche gli appelli per ritrovare le persone scomparse sono passati, in primo luogo, per la rete. I genitori della povera ventottenne veneziana #ValeriaSolesin avevano affidato a faccialibro il loro messaggio di ricerca, con tanto di foto. 
E, archiviate mestamente le preghiere #PrayForParis, la Francia ha dichiarato di sentirsi in guerra – sempre via Twitter – tramite il suo Presidente @fhollande
Le terrorisme ne détruira pas la République française car c’est la République qui le détruira
La rete –  all’alba di un nuovo 11 settembre europeo- ha reagito in tempo reale e in maniera intelligente nella circostanza, con la solidarietà dell’uomo comune e l’ingegno proprio di chi lotta per la sopravvivenza.
ALESSIA CHINELLATO, giornalista
@alechinellato 
 

17 Novembre 2015
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