Maurizio Baruffaldi
5:19 pm, 16 Novembre 15 calendario

Siamo in guerra contro un nemico fluido

Di: Redazione Metronews
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OPINIONE. Non si può parlare d’altro. E non c’è più molto da dire. Si è sottoscritta la certezza che siamo in guerra. Terza o quarta mondiale, poco importa. Si possono solo fare la conta sommessa, con uno sgomento che lievita, e l’analisi delle forze in campo. Il cosiddetto stato islamico è nemico fluido: offre una via d’uscita a milioni di disperati e sradicati, e come abbiamo increduli constatato, non sono per per forza arabi: disperati e sradicati sono di qualunque razza e colore. Un dio astratto li accoglie sotto le armi, e li accoglierà vincitori nell’aldilà: un premio e una giustificazione impossibili da bilanciare con la ragione, per chi non ha nulla da perdere. L’arma del martirio è la loro bomba atomica.
L’urlo ‘Allahu akbar’  che si fonde coi colpi di kalashnikov è la colonna sonora di questi giorni. Noi ‘cristiani’ nemmeno durante le Crociate ci abbiamo creduto al regno dei cieli con tutti gli onori del combattente. In più: il campo di battaglia è sotto i nostri piedi, e gli arruolati al martirio ci vivono sopra. Forti dell’accoglienza, non li abbiamo però saputi, o potuti coinvolgere. Convincere. Convivere. Li abbiamo nutriti solo con un’idea di civiltà, e loro l’idea la disprezzano. Ma usano i suoi strumenti. Perché ciò che è progresso è occidentale. Nulla di quello che usiamo ogni giorno, che muove l’evoluzione (anche a costo dello schianto finale che molti prevedono e altri miseramente si auspicano) proviene dal mondo islamico. Ci sono due velocità opposte che convivono negli stessi spazi. La loro cultura è immobile, chiusa; solida, nella sua ottusità. Aspira a conservarsi. La nostra è aperta, sofisticata e fragile. Non si ferma e non si accorge di chi resta indietro. Ma indietro non si può tornare.
MAURIZIO BARUFFALDI, giornalista e scrittore
 

16 Novembre 2015
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