TERRORE A PARIGI
8:30 pm, 15 Novembre 15 calendario

Margelletti: Questa è una minaccia globale

Di: Redazione Metronews
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TEHERAN Siamo in guerra, una guerra in casa, non una guerra lontana. Ne è convinto il presidente del Ce.S.I.-Centro Studi Internazionali Andrea Margelletti, in queste ore in visita a Teheran dove l’eco degli attentati di Parigi non arriva meno forte, anzi.
Gli attentati di Parigi segnano un salto di qualità nel terrorismo jihadista?
Sì, per organizzazione e impatto. Però allo stesso tempo non fanno che confermare un trend sempre più forte negli ultimi tempi: non si tratta di attentati mediorientali, ma di attentati europei. Non nel senso limitato che sono attacchi condotti geograficamente in Europa ma pensati esclusivamente per indirizzare l’attenzione su obiettivi mediorientali. Certo, il primo messaggio è «se  voi ci attaccate a Raqqa noi portiamo il campo di battaglia a Parigi», ma a differenza del passato non è un’azione intesa come un diversivo, bensì all’interno di una guerra globale. Si tratta infatti di attentati volutamente fatti in Europa per colpire l’Europa e diffondere un terrore globale, ma soprattutto fatti da europei o comunque da residenti in Europa.
Non si tratta di foreign fighters?
Probabilmente sì, ma non è un commando di «stranieri» mandati a compiere un’incursione. Si tratta di europei che vanno in Siria per combattere e per addestrarsi, ma poi tornano qui portando il loro odio contro la Francia, l’Europa, l’Occidente. Colpiscono la Francia perché è la Francia, non per un bombardamento in più o in meno in Siria o Iraq. Sono gente fanatizzata nelle banlieue, non agenti cresciuti altrove. E in quanto europei si muovono tranquilli, senza controllo, conoscendo bene le realtà. Questo è il problema più grave.
Cioè?
Il problema non sono solo le migliaia di foreign fighters addestrati e pronti a combattere. Ma soprattutto le centinaia di famiglie in Europa che li appoggiano, li proteggono, li sostengono. Una rete forte e diffusa di persone normali, di fiancheggiatori, di gente con ruoli vari (dai corrieri ai vivandieri…) che permette loro di muoversi in un ambiente protetto e omertoso. Perché ne condividono gli obiettivi, perché si sentono estranei alla nostra cultura e vicini a quella fondamentalista, per interesse, per vincoli personali e familiari, magari anche per paura. Fatto sta che non si tratta della minaccia di lupi solitari o di estranei, ma di un sistema interno all’Europa.
C’è una minaccia anche per l’Italia? Cosa dobbiamo aspettarci anche in vista del Giubileo?
La minaccia è permanente e globale. Non è una questione locale o regionale. Certo in Francia c’è un radicamento storico più forte e diffuso, e Parigi è un simbolo internazionale fortissimo. Ma si tratta di terroristi “europei”, non solo parigini o francesi. Con i mezzi di oggi e le regole interne all’Europa possono muoversi ovunque.  Anche in Italia che comunque resta un nemico. E poi il problema non sono solo i jihadisti noti, ma quelli che sfuggendo alle reti di controllo restano ignoti.
L’Italia potrebbe essere un passo dietro la Francia, ma non credo si facciano tante sottilizzazioni. Non esiste una minaccia Isis in Siria, una in Tunisia, una in Francia: esiste una minaccia globale che va vista nel suo insieme.
Cosa si può fare adesso? Cosa può fare l’Europa?
Per prima cosa rendersi conto che siamo in una guerra vera e feroce. Per cui bisogna applicare tutti i mezzi di guerra. L’intelligence, prima di tutto. Il dialogo con le comunità islamiche moderate per stare dalla stessa parte e comprendere e monitorare le situazioni. La politica e la diplomazia. Ma la guerra si fa anche con la guerra.
L’Isis è una minaccia irriducibile, che va distrutta. È lì che i jihadisti europei vanno ad addestrarsi, trovano campi, esperienza, logistica. Tutto ciò va distrutto. Servono azioni militari decise. Credo servano anche i soldati. Tanti. Conducendola così, con determinazione, questa guerra la vinciamo. Ma bisogna volerla fare e bisogna anche prepararsi a vincere poi la pace.
 
OSVALDO BALDACCI

15 Novembre 2015
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