TERRORE A PARIGI
7:00 pm, 15 Novembre 15 calendario

Bombardare è inutile Occorre l’azione diplomatica

Di: Redazione Metronews
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INTERVISTA Parliamo con Loretta Napoleoni, esperta di terrorismo internazionale, durante l’evacuazione dell’aereoporto di Gatwick  a Londra per un allarme bomba a poche ore dai drammatici fatti di Parigi. Nel suo libro “Isis, lo Stato del terrore”, Napoleoni  ha descritto la novità di un modello di Stato “efficiente” basato sul terrore.
Con i fatti si Parigi siamo di fronte ad un’escalation?
Certamente è un cambiamento di scala: la cosa peggiore è la fusione del modello Al Qaeda con il modello Isis. Ossia attacchi simultanei ed insieme l’ultizzo di armi di assalto. Finora abbiamo visto muoversi lupi solitari ben armati, ora vediamo agire gruppi.
Vede una regia diretta del Califfato?
Ci sono dei legami, soprattutto di propaganda ma penso che Al Bagdadi nemmeno sappia chi siano questi attentatori. Diciamo che siamo passati dai lupi solitari al branco. Un cambiamento comunque molto pericoloso negli effetti, ma siamo lontani dal livello di addestramento e di organizzazione di Al Qaeda nel caso per esempio di Mohamed Atta, l’attentatore delle Torri Gemelle.
Il fatto che la Francia sia un obiettivo per la seconda volta dipende dalla sua partecipazione ai bombardamenti in Siria o c’è dell’altro?
Certo l’impegno militare c’entra, ma la Francia è nel mirino soprattutto perché è un simbolo del modello europeo di Stato-Nazione fondato sui principi di libertà e società aperta. Esattamente quello che si vuole colpire.
Quale deve essere la risposta?
La risposta non può essere chiudere le frontiere e militarizzare l’Europa. La risposta, che finora  non c’è stata e temo nemmeno ci sarà, dovrebbe essere quella di smettere di bombardare, cercare di pacificare l’area del Medio Oriente attraverso un’azione diplomatica che preveda un accordo con la Russia. Come si è dimostrato i bombardamenti finora non hanno prodotto i risultati attesi e il Califfato si è rafforzato. E l’altro effetto di questa politica è stato l’enorme aumento di rifugiati, un effetto collaterale che avrà un impatto enorme sull’Europa. La gestione di una situazione così complessa richiederebbe una politica comune europea di concerto con l’alleato americano. Invece ognuno va per conto suo. Ma la risposta più profonda per evitare fatti come quelli di Parigi deve essere soprattutto culturale.
In che senso?
Dobbiamo lavorare sui giovani, perchè anche questa volta quello che emerge è che non abbiamo un’invasione di  orde barbariche, ma abbiamo a che fare con dei giovani per lo più europei che sono stati sedotti dalla potente narrativa dello Stato Islamico in chiave antimperialista.
 Perché succede questo?
È in atto una radicalizzazione di una parte di questa gioventù perchè si sente frustrata, non integrata. Nascono in Europa ma non si sentono davvero europei. Perchè succede questo, perchè permane questo senso di estraneità? Allora bisogna riuscire a riconquistarli con una contronarrazione altrettanto seducente.  
 Sembra un po’ poco di fronte ad aventi così drammatici.
Aumentare l’impegno militare o restringere le nostre libertà non ci porterà da nessuna parte. Che facciamo? Prendiamo le truppe e ricolonizziamo il Medio oriente?
Cosa prevede che succederà adesso?
Penso che l’effetto immediato sarà che l’Europa andrà a destra: lo vedremo alle prossime elezioni.
PAOLA RIZZI

15 Novembre 2015
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