estorsione
7:50 pm, 2 Novembre 15 calendario

Imprenditori in rivolta contro la mafia del pizzo

Di: Redazione Metronews
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PALERMO Niente veniva risparmiato dal rapace sistema economico-mafioso. L’edilizia, certo, cuore degli affari, ma anche supermercati, negozi di mobili e di abbigliamento, attività all’ingrosso di frutta e di pesce, bar, sale giochi, centri scommesse. Il “pizzo” era l’odiata tassa imposta pure a un privato aggiudicatario di un appartamento all’asta giudiziaria. Indagini, denunce e pentiti hanno fotografato un multiforme scenario delle estorsioni, fatto emergere dall’operazione “Reset 2” dei carabinieri del Comando provinciale di Palermo e della locale Dda, con l’esecuzione di 22 arresti nei confronti di altrettanti capi e gregari della cosca di Bagheria. Un terremoto che ha rotto gli equilibri e parte delle complicità in un mandamento segnato per decenni dal dominio di Bernardo Provenzano.
Ribellarsi al giogo
Tutti sono accusati di associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione, sequestro di persona, danneggiamento. Una cinquantina le estorsioni documentate anche grazie alla dettagliata ricostruzione di 36 imprenditori locali che hanno trovato il coraggio, dopo decenni di silenzio, di ribellarsi al giogo del pizzo. Le indagini hanno trovato riscontro nelle dichiarazioni di pentiti e nelle intercettazioni. Alcune conversazioni confermano come la riscossione del “pizzo” fosse anche un imprescindibile strumento per il mantenimento delle famiglie dei carcerati.
Operazione importante
«Grazie al coraggio di chi rifiuta ricatti, grazie a carabinieri e inquirenti. Bagheria non è cosa loro», ha scritto il premier Renzi su Twitter. «Un’operazione importante – ha commentato il ministro Alfano – un altro punto a vantaggio della Squadra Stato». «Tanti imprenditori hanno deciso di rompere il muro di omertà», ha sottolinearo la presidente dell’Antimafia, Rosy Bindi. «Un segnale di rottura – ha aggiunto Tano Grasso, presidente della Fai – ma resta molto da fare».
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2 Novembre 2015
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