Una Rai a tutto campo (dall’Orto)?
OPINIONE. Siamo cresciuti chiamandola Mamma Rai. Senza accorgerci che mentre ci allattava e ci svezzava, la mamma stava diventando un elefante: Un carrozzone da parata indiana con oltre 13mila dipendenti, superdirigenti varii, quindici canali video, una decina di canali radio, inviati e redazioni dislocati in ogni parte d’Italia e del mondo. Un quadro più impressionante che impressionista, metà servizio pubblico e metà Agon Channel in salsa istituzionale. Il tutto senza entrare nel merito della qualità del prodotto che sembra essere stato catapultato nel presente – a bordo di una De Lorean – direttamente dagli anni ’80. Mentre la concorrenza viaggia alla velocità della luce in termini di offerta (dalle serie tv al calcio), intrattenimento e servizi smart, Mamma Rai è ferma alla Coppa Italia, a un calcio raccontato con gli stessi ritmi di Luigi Necco e Paolo Valenti, a un intrattenimento pettinato e a fiction come “Che Dio ci aiuti”. Ecco, che Dio ci aiuti.
Impensabile combattere roba come Masterchef o X-Factor con prodotti come il “Tutto è possibile” di Amadeus (che sembra la versione casareccia di Giochi senza Frontiere) o contrastare lo sbarco delle tv on demand con il rito laico del gioco dei pacchi. Dal satellite a SkyGo, da PremiumOnline a Netflix l’offerta televisiva è già entrata nel futuro, mentre la reattività di Mamma Rai, più che quella di un elefante sembra quella di un bradipo. E non modificano il quadro d’insieme alcune felici eccezioni come RaiNews24 “Tale e Quale” o “Il Giovane Montalbano”. Serve un cambio di passo. Che, udite udite, potrebbe arrivare con il prossimo cambio di governance. Non appena il nuovo dg Antonio Campo Dall’Orto diverrà una sorta di plenipotenziario le cose potrebbero cambiare davvero. Più spazio alla qualità, un occhio sempre più aperto sulla tecnologia, valutazione dei progetti senza rispondere a logiche clientelari. Il curriculum del nuovo numero uno di viale Mazzini in questo senso parla chiaro. E non è l’unico segnale che induce all’ottimismo. Dall’Orto si è anche fatto vedere alla serata per il lancio italiano di Netflix. Considerando che alcuni suoi predecessori, al suo posto, avrebbero pensato a un dentifricio c’è aria di giro di vite epocale.
MATTEO GRANDI, giornalista e blogger
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