Pesticidi nelle mele
11:36 pm, 21 Ottobre 15 calendario

Cocktail di pesticidi nelle mele nostrane

Di: Redazione Metronews
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Roma. Una mela al giorno toglie il medico di torno. O dovrebbe. Infatti nell’8% delle mele prodotte in modo convenzionale (quindi non biologiche) sono state trovate tracce di pesticidi in un’analisi condotta da Greenpeace su 126 campioni di mele (109 convenzionali e le restanti biologiche, risultate sane). E i risultati non variano se dall’Italia ci spostiamo in Europa: i pesticidi rilevati, spiega Greenpeace, hanno effetti tossici noti per organismi acquatici come i pesci, ma anche per le api e altri insetti utili.
Molte di queste sostanze chimiche, inoltre, sono bioaccumulabili, cioè, una volta rilasciati nell’ambiente, si degradano lentamente e possono risalire la catena alimentare accumulandosi in un’ampia varietà di organismi viventi, finendo così per danneggiare l’intero ecosistema. Infine, a causa dell’incompletezza di dati e conoscenze disponibili soprattutto sugli effetti di residui multipli, non si possono escludere rischi per la salute umana. «Il problema – ci spiega Mauro Di Cattaneo, biologo che da tempo denuncia l’uso di pesticidi in Trentino – è l’effetto cumulo:  se guardiamo il singolo pesticida esso rientra nei limiti di legge. Però noi nelle mele troviamo più tipi di sostanze tossiche insieme». In un campione, infatti, sono stati trovati i residui di ben 3 pesticidi.
«Dai campi al piatto, i pesticidi chimici sono una presenza troppo frequente nei nostri alimenti –  dichiara Federica Ferrario, responsabile della campagna Agricoltura Sostenibile di Greenpeace – Anche se tutti i residui individuati rientrano nei limiti stabiliti dalle normative, la varietà di sostanze chimiche trovate mostra che nelle coltivazioni convenzionali è pratica comune irrorare i meleti con applicazioni multiple di pesticidi. Tutto questo insieme alla scarsa conoscenza dei possibili impatti dei “cocktail di pesticidi” sull’ambiente e sulla salute, è fonte di grande preoccupazione. Inoltre non è accettabile che gli agricoltori e le loro famiglie debbano sopportare il carico tossico di questo fallimentare sistema di agricoltura industriale». 
In Trentino / Focus delle associazioni ambientaliste sulla Val di Non
Già nel 2010 avevano suscitato scalpore e preoccupazione i risultati delle analisi sulla presenza di pesticidi nelle urine degli abitanti della Val di Non. La promozione di un’indagine per chiarire la situazione era avvenuta da parte del Comitato NON-Pesticidi. 
Del caso si è occupato anche Legambiente tramite il rapporto “Pesticidi nel piatto”, che ha evidenziato come in Tentino vengano messe in vendita le mele più contaminate, anche da più pesticidi.
STEFANIA DIVIRETITO

21 Ottobre 2015
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