TERRORE A PARIGI
3:37 am, 14 Ottobre 15 calendario

Parigi non si arrende alla paura

Di: Redazione Metronews
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PARIGI «Oggi siamo sospesi. Chiusi in casa, come da ordini del nostro Presidente. Sai dai social e dai media ciò che è accaduto ma ci sono ancora tante incognite…, ma già pensiamo a lunedì». Sono le parole del giorno dopo di Camille Michell, 39enne italo francese, madre di due figli piccoli, interprete internazionale, che vive a pochi passi da Piazza della Repubblica, uno dei luoghi più colpiti dagli attentati di ieri notte a Parigi.
Camille, Parigi è una città che si è svegliata in guerra?
No. Paradossalmente, guardando dalla finestra di casa mia – non sono ancora uscita né uscirò – sembra un normale sabato mattina uggioso con poche persone in giro. Comunque qui a Parigi in guerra ci siamo già da molto tempo: da gennaio vediamo le mitragliatrici davanti alle scuole o alle stazioni, l’esercito per strada e controlli rafforzati. I primi giorni ti colpiva, poi è diventata la normalità. Di diverso oggi c’è il fatto che sai dai social ciò che accaduto, ma non hai altre informazioni. Non sai se i mezzi funzionano o se le scuole riapriranno. Siamo appunto sospesi, ma non rassegnati. Attendiamo informazioni, anche perché il discorso di ieri notte di Hollande non è stato molto rassicurante. È apparso molto scosso, cosa più che comprensibile.
Però Hollande ha dichiarato lo Stato di emergenza…
Ripeto, ci eravamo già in guerra. La differenza è che da ieri anche la grande parte dell’opinione pubblica ha iniziato a viverla in modo esplicito. Hanno chiuso le frontiere, ok, ma bisogna capire chi sono questi attentatori: vengono dall’estero o sono nati e cresciuti qui. Se sono francesi, a chi bisogna fare la guerra? E come? Sono queste le domande che ci facciamo.
Qual è il sentimento dominante tra la gente: paura, rabbia, odio…?
Una mia vicina di casa ieri, subito dopo gli attentati, ha tentato di tornare a casa, ma la polizia glielo ha impedito perché aveva bloccato Piazza della Repubblica. E lei, come le persone che aveva vicino, si è molto arrabbiata con gli agenti. È un esempio della reazione dei Parigini: nessuno  può limitare la nostra libertà, impedirci di fare ciò che vogliamo fare. Anch’io la penso così, si deve reagire: che fai, non porti più i bimbi a scuola? Non prendi più il metrò? Non vai più fuori a bere una birra con gli amici?
Il 30 novembre si aprirà il Cop-21, la conferenza mondiale sul clima, si dovrebbe annullare?
Neanche per sogno. Nessuno ci pensa minimamente. Sia per l’importanza dell’evento, sia perché è giusto andare avanti. Io ci lavorerò, anche se ancora non so ancora come cambieranno le misure di sicurezza. Ma si deve fare.
La politica francese già parla di cambiare alcune leggi sulla privacy in chiave antiterroristica, lei sarebbe d’accordo?
No. A parte che i francesi hanno già rinunciato ad alcuni diritti con le ultime leggi, io non sarei disponibile a sacrificare la mia privacy e la mia libertà in nome della lotta al terrorismo. Anche perché l’esperienza degli Stati Uniti ha dimostrato che sacrificare i diritti non porta più sicurezza.  ANDREA SPARACIARI

14 Ottobre 2015
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