Mantovani in manette È bufera al Pirellone

MILANO Dalle mazzette per l’appalto per il trasporto dei dializzati (in qualità di assessore regionale alla Sanità), passando per il restauro gratuito di proprie abitazioni, di ville di conoscenti e di case di riposo di amici, in cambio di appalti pubblici (nelle vesti di ex sindaco di Arconate); fino alle indebite pressioni esercitate, in qualità di sottosegretario ai Trasporti del governo Berlusconi, sul Provveditorato alle Opere pubbliche per la Lombardia e la Liguria affinché venisse riammesso in ruolo e potesse così gestire gli appalti, l’ingegner Angelo Bianchi, funzionario finito ai domiciliari nel 2008 per mazzette a Sondrio. Sono solo alcune delle accuse che ieri hanno portato in carcere il vice presidente lombardo Mario Mantovani (Fi), il suo collaboratore Giacomo Di Capua e lo stesso Bianchi.
In manette nella Giornata della legalità
Ironia della sorte, per Mantovani le manette sono scattate  nel giorno in cui avrebbe dovuto aprire i lavori della “Giornata della legalità” organizzata dal Pirellone sulla trasparenza nella Pubblica amministrazione. Turbativa d’asta, corruzione e concussione i reati contestati. Per il Gip si tratterebbe di un sodalizio con «elevata capacità  criminale», assuefatto al «dispregio delle regole» e i fatti sarebbero stati commessi fra il 6 giugno 2012 e il 30 giugno 2014. In tutto gli indagati sono 12, tra i quali spicca l’assessore regionale all’Economia, il leghista Massimo Garavaglia, cervello economico di Maroni.
A caccia di consenso
Per i magistrati Garavaglia avrebbe concorso con Mantovani a turbare la gara per i dializzati non in cambio di mazzette – infatti non è accusato di corruzione come il collega forzista – ma per «favorire le associazioni operanti nei loro Comuni» e per «mantenere dunque i consensi nelle aree di interesse politico», scrive il gip Pepe. Un’accusa che, se confermata, pesa come un macigno sulla Lega.
ANDREA SPARACIARI