BUFERA CAPITALE
11:03 pm, 8 Ottobre 15 calendario

Le dimissioni estorte al sindaco arroccato

Di: Redazione Metronews
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ROMA Come l’ultimo dei giapponesi ha resistito fino allo stremo, al termine della giornata più lunga del suo mandato. Deciso a rimanere sino alla sfiducia in Comune, alla fine Ignazio Marino si è dimesso a un passo da quella che sarebbe stata una vera gogna. Ha detto addio attraverso un videomessaggio su Facebook nel quale ha rivendicato la discontinuità della sua amministrazione rispetto alle logiche consociative del passato, ha ricordato di aver messo in ordine i conti del Comune, di aver  attirato investimenti su Roma, di aver scoperchiato le infiltrazioni criminali di Mafia Capitale e di aver resistito alle lobby. Un’operazione di pulizia che per Marino potrebbe essere seppellita con la fine anticipata del suo mandato.  Ha soprattutto spiegato le sue dimissioni come una presa d’atto «che oggi non ci sono le condizioni politiche per continuare».
Non un’ammissione di colpa quindi, ma un atto d’accusa verso un partito, il Pd, che gli ha fatto il vuoto intorno, e verso «spettatori poco attenti che avrebbero dovuto difendere» la sua amministrazione «senza se e senza ma». Una frecciata nemmeno tanto velata al governo Renzi. E sugli scontrini che lo hanno definitivamente inguaiato (e che lui stesso ha pubblicato compiendo un clamoroso harakiri) ha parlato di strumentalizzazioni in mala fede, l’ultimo capitolo di una campagna di delegittimazione partita all’inizio del suo mandato. L’unico inequivocabile scivolone del “marziano” è stato liquidato in una battuta. Le dimissioni non sono state presentate come irrevocabili. Per legge possono essere ritirate entro 20 giorni, un tempo entro il quale l’ormai ex sindaco spera ancora di ritrovare le condizioni per continuare.
Giunta a pezzi
Prima di arrivare alle dimissioni il sindaco ha dovuto incassare altre dimissioni: quelle del vicesindaco Marco Causi, dell’assessore ai Trasporti Stefano Esposito e della collega al Turismo Luigina di Liegro. Ma altri rappresentanti di giunta stavano per abbandonare, Marino avrebbe potuto contare solo sulle titolari di Patrimonio e Ambiente, Alessandra Cattoi e Estella Marino, oltre all’assessore alla Legalità Alfonso Sabella. Alla fine, dopo un’estenuante staffetta tra quest’ultimo e il presidente del Pd (e commissario del partito romano) Matteo Orfini, per riportare le indicazioni di Marino e gli ordini del Nazareno, è arrivata la resa.
(PAOLO CHIRIATTI)

8 Ottobre 2015
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