Cam: appello a Maroni per salvare il servizio
MILANO «Chiederemo a Maroni cosa intende fare del Cam, visto che non lo ha inserito nella legge regionale che stabilisce quali servizi alla persona passeranno dalla ex Provincia al Pirellone». Così Maria Rosaria Iardino, delegata della Città Metropitana a sostegno alle categorie più deboli e disabilità, risponde a Metro dopo l’incontro del 6 ottobre tra Comune, ex Provincia e Regione che doveva decidere del destino del Centro Assistenza Minori. Si tratta della struttura (l’unica pubblica, un fiore all’occhiello della città) che dagli anni ’70 accoglie i bimbi da 0 a 7 per i quali il Tribunale abbia disposto l’allontanamento dalle famiglie perché picchiati, abusati o tolti a genitori schizofrenici o tossici. Il centro oggi rischia di chiudere con la trasformazione della Provincia in città Metropolitana. Con il Cam sparirebbero anche 40 lavoratori iperspecializzati – psicologi, assistenti sociali, logopedisti, educatori – che verrebbero trasformati in personale amministrativo. Pur di salvarlo, la Iardino aveva tentato di farlo passare sotto il Comune, un’ipotesi «che non abbiamo potuto perseguire, visto che il Cam accetta casi da tutta la Lombardia», spiega.
Da qui l’idea del passaggio al Pirellone. «Ad aprile scorso, l’assessore Cantù era venuta a vedere il Centro», spiega ancora Iardino, «e ne aveva verificato i livelli di eccellenza, tanto che lei stessa aveva proposto che il Cam passasse sotto il mantello regionale». Da allora però non si è saputo più nulla. Ora il Pirellone lo ha escluso dai servizi da salvare. Una dimenticanza che pagheranno per primi i bimbi abusati. ANDREA SPARACIARI
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