Scuola
8:04 pm, 1 Ottobre 15 calendario

La scuola italiana è fuori dal mondo

Di: Redazione Metronews
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ROMA La scuola italiana è “piccola” e chiusa in se stessa, soprattutto dalla parte della cattedra: solo il 18% degli insegnanti ha maturato esperienze di insegnamento all’estero o collaborazioni con docenti di altri Paesi; mentre sono decisamente più attivi gli studenti in cerca di esperienze all’estero. È quanto emerge dalla ricerca 2015 dell’Osservatorio nazionale sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca promosso dalla Fondazione Intercultura.
Presidi più fiduciosi
Secondo la ricerca, basata su dati elaborati dall’Ipsos, i prof bocciano la scuola in internazionalizzazione affibbiandole un insufficiente 5,1 in pagella. Più fiduciosi i presidi: il 65% dà un voto tra 7 e 10. L’unico voto positivo attribuito dagli insegnanti alla scuola secondaria in Italia è quello relativo alla qualità dell’insegnamento (6,2); vengono invece bocciate la capacità  di accoglienza e valorizzazione degli studenti stranieri (5,8), il grado di insegnamento delle lingue straniere (5,4), la capacità di formare cittadini europei (5,3), l’apertura a collaborazioni con scuole estere (5,1), la predisposizione al cambiamento (5,0).
Bocciati in lingue
La bocciatura più sonora riguarda però la conoscenza delle lingue straniere da parte dei prof non di lingua con un voto pari a 4,2 e il 57% dei professori che autovaluta la propria conoscenza dell’inglese bassa o medio/bassa. Come intervenire? Secondo i docenti la scuola dovrebbe offrire condizioni e risorse per lavorare al meglio: 2 su 3 (il 61%) chiedono autonomia e flessibilità (32%); mentre per un docente su quattro (24%) la necessità primaria è l’aggiornamento perché la scuola sia al passo con la società; un altro 10% preferirebbe avere maggiori riconoscimenti, dal proprio ruolo a quello economico. Così solo il 40% degli insegnanti ritiene che la riforma in corso aiuterà le scuole ad assumere un profilo più internazionale. Intanto, a contraltare di un 18% di insegnanti che hanno investito in internazionalizzazione, c’è un 60% di prof che non ha nel suo curriculum formazione ed esperienze all’estero.
Potenzialità inespresse
Infine un 22% ha solo il “potenziale”, avendo partecipato a corsi di lingua o coinvolto gli alunni in progetti e scambi. Ben più attivi gli studenti, che hanno visto aumentare dal 2009 al 2014 del 109% il numero di chi parte per studiare all’estero. Lo scorso anno sono partiti 7.300 adolescenti per un periodo compreso tra i tre mesi e l’intero anno scolastico.
Giannini: “Ora andrà meglio”
«Il tema della scarsa internazionalizzazione della scuola italiana è noto. Molte cose stanno già cambiando e i dati del rapporto dimostrano che non siamo all’anno zero. Ma c’è ancora molto da fare. La risposta è nella “Buona Scuola”». Così la ministra dell’Istruzione, Stefania Giannini, a commento del rapporto dell’Osservatorio nazionale. «Le parole chiave per un cambiamento anche sul fronte dell’internazionalizzazione – ha aggiunto – sono autonomia, flessibilità, aggiornamento, riconoscimento del merito. Sono gli stessi principi che abbiamo inserito nella riforma, che prevede anche 200 milioni all’anno per valorizzare il merito dei docenti che si mettono in gioco. Magari proprio attraverso esperienze internazionali».
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1 Ottobre 2015
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