Jim Avignon: “I muri raccontano ricordi”
ROMA Musicista di pop elettronico, ma soprattutto street artist provocatorio, esponente della scena underground berlinese. Il tedesco Jim Avignon, celebre perché tra i primi a realizzare dipinti sul muro di Berlino dopo la sua caduta, è il protagonista della prima puntata di “Muro”, la nuova serie di Sky Arte (in onda da martedì 29, ore 22) scritta da Maffucci degli Zeroassoluto. Si parte dalla Darsena di Ravenna.
“La città dei ricordi”, cosa rappresenta il suo murales?
Gli edifici mantengono i ricordi e questi ricordi continuano a vivere attraverso gli edifici. La mia opera vuol dare l’idea di integrazione e comunicazione fra anziani e immigrati che abitano il quartiere ravennate.
La street art migliorerebbe le città?
Ne amplifica la visibilità. L’arte nel museo parla a tutti, l’arte in strada parla di comunicazione: sono le case che cominciano a parlare con le persone.
Che differenza c’è tra street artist e coloro che imbrattano i muri?
Gli street artist praticano una forma di espressione artistica poco conosciuta, ma è arte, ha a che fare con la bellezza. Può piacere o non piacere, ma non va confusa col tag (la firma) o l’imbratto dei muri.
A Milano e a Rio de Janeiro ci sono aree dedicate alla street art. Com’è la situazione a Berlino?
La street art non è sempre perfettamente legale, ma fa parte dell’entusiasmo verso questa forma d’arte. Berlino è piena di murales, le istituzioni hanno capito che la città è una sorta di museo a cielo aperto che attrae i turisti.
C’è chi è morto investito da treni: non pensa che dipingere su certi muri sia pericoloso?
Alcuni rischiano perché convinti di realizzare una grande impresa, ma ognuno deve essere consapevole dei propri limiti e averli chiari in mente.
BARBARA NEVOSI
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